Un compagno di giochi per bambini e bambine in ospedale

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Permettere a tutti i bambini e le bambine che si trovano in ospedale di avere un compagno di giochi. Un obiettivo in apparenza semplice quello dell’associazione Giocamico in ospedale, ma nella sostanza delicato e ambizioso. Per festeggiare i 15 anni di attività e proporre alla città un’occasione di confronto i volontari di Giocamico hanno promosso sabato 17 novembre la Festa della Riconoscenza.
Sostenuta dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria, dal Comune e dall’Amministrazione provinciale di Parma, ogni giorno l’attività di Giocamico nei reparti del Maggiore è garantita dal lavoro di circa 200 persone, esperti volontari che operano sotto la guida della cooperativa Le mani parlanti. Da 15 anni, infatti, all’Ospedale di Parma si realizza il progetto Giocamico che, attraverso pratiche ludiche, consente ai piccoli pazienti di affrontare con maggior facilità i momenti difficili del ricovero in ospedale: il controllo del dolore durante i prelievi più complessi, l’ansia per gli interventi chirurgici o per le fasi diagnostiche, non particolarmente dolorose, ma gravate da paura e preoccupazione.
Il gioco e l’attività ludica diventano il fulcro della relazione e della comunicazione con i piccoli pazienti che animano in prima persona storie e narrazioni di gioco, pensate per affrontare e capire quello che accade intorno. Giocamico offre inoltre la possibilità a tutti i bambini in ospedale di avere a disposizione un “compagno” di giochi, ogni giorno dell’anno, anche festivo, sia al mattino che al pomeriggio.
Il progetto mette in atto un modello di assistenza globale che ha l’obiettivo di valorizzare la parte sana del bambino: in questa cornice, è proprio la collaborazione tra enti, terzo settore e professionisti della sanità che consente un approccio integrato al bambino, volto al sostegno delle sue quotidiane necessità, quali il gioco, lo studio e la vita di relazione.
L’incontro pubblico è stato aperto dai saluti del direttore della Pediatria e oncoematologia Giancarlo Izzi e dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Il vice-presidente della cooperativa Le mani parlanti Corrado Vecchi ha presentato i 15 anni di attività della cooperativa ideatrice del progetto. La Festa della Riconoscenza è stata l’occasione per fare onore ai volontari di Giocamico più longevi. Nel complesso si tratta di 200 persone che seguono il percorso dei bambini in ospedale, con un ritratto di professionisti educatori che li vede appartenere, per il 65%, alla fascia di età che va dai 18 ai 24 anni, un’età media giovane a fronte di una preparazione professionale complessa.
Ricca di spunti è stata la tavola rotonda dal titolo “Giocamico progetto della comunità. La comunità ha bisogno di Giocamico?” che ha visto protagonisti il direttore generale dell’Ospedale Leonida Grisendi, l’assessore alle Politiche sociali e alla Sanità del Comune di Parma Laura Rossi, l’assessore alle Politiche sociali della Provincia di Parma Marcella Saccani e il giornalista Gabriele Balestrazzi, riuniti a fianco dei direttori delle unità operative in cui è realizzata l’attività: Sergio Bernasconi, della Clinica pediatrica, Carmine Del Rossi, della Chirurgia pediatrica, Gianluigi de Angelis, del dipartimento Materno-infantile e Livia Ruffini, direttore del dipartimento Radiologia e diagnostica per Immagine.
Giocamico (www.giocamico.it) è un’esperienza unica in Italia e presente in poche realtà internazionali, che negli anni ha dimostrato la sua efficacia e validità scientifica. Oltre a rappresentare una grande opportunità per i bambini, con il sostegno e l’approccio sereno alle cure, costituisce una significativa esperienza di impegno civile e sociale, che arricchisce umanamente i volontari e la comunità nel suo complesso. “In un momento di profonda crisi come l’attuale – dice Corrado Vecchi – che si riflette anche in termini economici sulle iniziative sociali, è davvero significativo rinnovare un patto di solidarietà con le istituzioni locali per potere continuare il progetto con un numero ampio di volontari. La Festa vuole essere l’espressione della gratitudine e dell’apprezzamento della comunità verso queste persone speciali e le loro famiglie, per il tempo e la cura che dedicano ai tanti bambini e giovani ammalati”.