Infarto acuto del miocardio: a Parma meno di 90 minuti per curarlo

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La rete che si è instaurata negli ultimi anni a Parma per curare l’infarto acuto del miocardio, tra la Cardiologia, diretta da Diego Ardissino, il Pronto soccorso e Medicina d’urgenza, diretta da Gianfranco Cervellin, e la Centrale Operativa 118, diretta da Adriano Furlan ha portato l’Azienda Ospedaliero-Universitaria verso nuovi livelli d’eccellenza.
L’infarto acuto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST rappresenta il 30-40%circa di tutti gli infarti ed è caratterizzato da una elevata criticità evolutiva per cui è determinante per la prognosi del paziente il tempo in cui si riesce ad ottenere la ripresa del flusso sanguigno all’interno dell’arteria coronarica colpita. Tale risultato può essere ottenuto con mezzi meccanici (il gonfiaggio del palloncino all’interno dell’arteria, più tecnicamente definito angioplastica) o con mezzi farmacologici (la cossidetta trombolisi); laddove vi sia un centro attrezzato il gonfiaggio del palloncino ha dimostrato migliori risultati sulla prognosi del paziente.
Le linee guida internazionali e nazionali pongono come obiettivo ideale un tempo “door-to-balloon” (dalla porta dell’ospedale al palloncino) contenuto entro i 90 minuti per i pazienti colpiti da infarto acuto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST (Stemi). Ottenere, però, tale tempistica di gestione comporta un grande sforzo organizzativo e di coordinamento delle équipe coinvolte, tanto che negli Stati Uniti solo pochi centri d’eccellenza riescono a collocarsi entro questi standard.
Oggi a Parma il tempo door-to-balloon medio si attesta intorno agli 86 minuti, che possono talvolta essere ulteriormente ridotti se il paziente colpito da sospetto infarto si rivolge al 118.
Sono due infatti i percorsi di cura forniti dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma per i pazienti colpiti da infarto acuto del miocardio ed entrambi permettono di intervenire entro i 90 minuti: un percorso riguarda i pazienti che giungono autonomamente al Pronto soccorso, l’altro i pazienti che hanno ricevuto una diagnosi già al proprio domicilio.
Dal 2000 è in corso una collaborazione tra il Pronto soccorso e medicina d’urgenza e la Cardiologia per i pazienti che accedono al Pronto soccorso con infarto acuto del miocardio. I progressi nella rapidità della cure sono attentamente monitorati dal 2005 da Ivan Comelli, medico di Pronto soccorso e medicina d’urgenza, su campioni trimestrali.
Il door-to-balloon con accesso diretto dal Pronto soccorso è passato da una media di 135 minuti del 2005 agli 86 minuti del 2008.
Dal 2008, inoltre, le procedure sono state ulteriormente migliorate: quando al Pronto soccorso viene posta diagnosi di infarto acuto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST un’infermiera dalla Cardiologia si reca al Pronto soccorso per occuparsi della preparazione del paziente in attesa dell’intervento, e contemporaneamente in Cardiologia viene preparata la sala per l’operazione.
I pazienti che nel trimestre maggio-luglio si sono presentati al Pronto soccorso con infarto acuto del miocardio in atto sono stati nel 2005 59 (età media 67 anni), 49 (età media 69 anni) nello stesso periodo 2006, 51 (età media 61 anni) nel 2007 e 37 (più 8 casi trasportati direttamente dal 118 in Emodinamica)sono stati i casi (età media di 66 anni) nello stesso trimestre del 2008.
Anche i mezzi della Centrale operativa del 118 giocano un ruolo fondamentale nella diagnostica dell’infarto acuto al miocardio: a seguito della costituzione della rete provinciale cardiologica, infatti, già sei automediche, una ambulanza con un infermiere del 118 e l’Elisoccorso dispongono di un dispositivo per la teletrasmissione dell’elettrocardiogramma della persona colpita da infarto a un computer dell’Unità terapia intensiva coronarica dell’Ospedale di Parma.
I medici della Cardiologia potranno quindi dare indicazione agli operatori del 118 su dove portare il paziente e, nel caso sia necessario intervenire d’urgenza in emodinamica con un intervento di angioplastica, il paziente viene ricoverato dal 118 direttamente nella Cardiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, senza dovere passare dal Pronto soccorso.
In questo modo, oltre a diminuire i tempi per l’esecuzione dell’angioplastica, è possibile mettere in atto quei provvedimenti che possono evitare o almeno ridurre le complicanze che si potrebbero verificare durante il trasporto dal luogo dell’evento all’Ospedale.