Diagnosi della malattia di Parkinson

Il progetto di ricerca guidato dall'Ospedale di Parma

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Il progetto

Lo studio riguarda l’impiego dell’olfatto canino per la diagnosi della malattia di Parkinson. L’idea nasce dall’ipotesi che i cani accuratamente addestrati possano essere in grado di rilevare, attraverso il loro olfatto eccezionale, i “biomarkers volatili” – ossia molecole prodotte dai tessuti associate ad un odore caratteristico e specifico per la malattia – ad oggi non ancora conosciuti. L’olfatto canino potrebbe quindi diventare un possibile metodo di screening rapido e non invasivo per la diagnosi precoce.

L’obiettivo

Lo scopo di questo studio è misurare l’accuratezza diagnostica dell’olfatto di cani opportunamente addestrati nel discriminare campioni di sebo raccolti da pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson, in stadi differenti di malattia, da quelli raccolti da un gruppo di volontari sani.

Chi può partecipare 

A Parma si prevede di coinvolgere nell’indagine persone di età compresa tra 51 e 70 anni: 200 volontari sani e 48 persone affette dalla malattia di Parkinson con esordio dei sintomi dal 50esimo anno di età in poi. Ulteriori criteri di esclusione saranno valutati in sede di colloquio conoscitivo.

In cosa consiste 

Aderire allo studio comporta un primo colloquio nell’ambulatorio Parkinson dell’Ospedale di Parma. Si svolgerà un breve esame motorio e il prelievo di una piccola quantità di sebo attraverso l’applicazione sulla schiena di cerotti, comunemente utilizzati in dermatologia, per un tempo di 30 minuti. Lo studio non comporta indagini strumentali, di laboratorio o l’impiego di alcun farmaco sperimentale.

Perché partecipare

Aderire allo studio significa partecipare in prima persona all’avanzamento delle conoscenze scientifiche sulla malattia e contribuire a sviluppare metodi innovativi e non invasivi di screening per la diagnosi precoce. Sarà inoltre possibile studiare i biomarcatori, per una maggiore comprensione dei meccanismi molecolari che portano allo sviluppo della malattia.

Il fiuto di Joy Milne 

Questa ipotesi ha un precedente che ha stupito gli scienziati. L’infermiera scozzese Joy Milne grazie al suo “fiuto” si accorge che il marito affetto da malattia di Parkinson emana un odore caratteristico, simile al muschio, che riconoscerà anche in altre persone con la stessa malattia. L’infermiera rappresenta un esempio di individuo “iperosmico”, dotato cioè di un senso dell’olfatto estremamente sviluppato, inusuale nell’uomo, che è paragonabile al sistema olfattivo dei cani. Oggi la Milne, grazie a questa sua abilità, collabora con l’Università di Manchester per permettere ai ricercatori di identificare nel sebo i biomarcatori della malattia.

Informazioni di progetto

Lo studio è coordinato da Anna Negrotti, responsabile dell’Ambulatorio Parkinson e Malattie Extrapiramidali, Unità Operativa di Neurologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Collaborano alla realizzazione del progetto le strutture dell’Ospedale di Parma Ricerca Clinica ed Epidemiologica con il Centro medicina del sonno e il Dipartimento Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale (SCVSA) dell’Università di Parma.

Ultimo aggiornamento contenuti: 05/07/2023