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Le attività di ricerca sul Covid-19 in Emilia-Romagna

Anticoagulanti, antifiammatori, proteine, plasma: il punto su protocolli e progetti su cui i ricercatori sono all'opera
26 maggio 2020

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Cinque protocolli di ricerca della Regione Emilia-Romagna, più un sesto in corso di approvazione a giorni, su un totale attuale di 30 – a livello nazionale – a cui l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) ha dato il via. Ancora: le indagini sulla Proteina X a Modena e sull’Eparina a Piacenza, e lo studio regionale sulla fattibilità della produzione di plasma. Sulla corposa attività di ricerca che la Regione, con le Aziende sanitarie, ha attivato sul Covid-19, è intervenuto oggi in Commissione consiliare l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini.

“L’epidemia ha confermato l’importanza della ricerca scientifica e sanitaria – ha sottolineato Donini-: solo dai protocolli possono arrivare nuove soluzioni in termini di prevenzione, diagnosi, trattamento e gestione dell’infezione, perché si basano su dati raccolti in modo strutturato e quindi su evidenze solide e generalizzabili. E questa è stata la scelta della Regione, che ha deciso di puntare moltissimo sulla ricerca: mentre continuiamo, con grande determinazione, a ‘dare la caccia’ al virus sul territorio e anche nelle case dei cittadini, nei laboratori ci si prodiga per arrivare a cure che siano sempre più efficaci, ma fondate su evidenze scientifiche e validate. Siamo coinvolti, anche supportando con finanziamenti e competenze, in 5 dei 30 protocolli nazionali in atto, quindi uno su 6 è dell’Emilia-Romagna- ha aggiunto l’assessore-. In secondo luogo, noi non siamo un’isola, siamo in costante relazione con i responsabili che lavorano sugli altri protocolli, quindi siamo pronti a condividere e a scambiarci i risultati e ad utilizzare quelli che abbiano evidenza scientifica. Vorrei infine sottolineare che nella ricerca noi ci caratterizziamo per il valore della multidisciplinarietà, ed è per questo che stiamo avendo buoni risultati”.

Plasma, lo studio regionale sulla fattibilità della produzione

La Regione è al lavoro anche su un altro fronte di ricerca: la terapia con il plasma iperimmune, sulla quale allo stato attuale non esistono evidenze scientifiche conclusive che ne dimostrino la comprata efficacia. In attesa che i protocolli clinici regionali in corso possano definire quanto questo approccio terapeutico migliori la prognosi dei pazienti affetti da forme gravi di infezioni da SARS-CoV-2, la Regione ha aderito allo studio nazionale – chiamato “Tsunami” e messo a punto da Aifa e Istituto Superiore di sanità – sull’efficacia della terapia con plasma in pazienti con polmonite dovuta al virus.

Inoltre, il Centro regionale sangue e l’Agenzia sanitaria e sociale, d’intesa con l’assessorato, hanno predisposto un protocollo di studio per valutare la fattibilità di un percorso regionale di produzione di plasma da pazienti che hanno contratto l’infezione Covid-19. L’obiettivo è quello di comprendere quale potrebbe essere la reale capacità produttiva di plasma iperimmune da parte della Rete Trasfusionale Regionale. A partire dall’identificazione attraverso uno studio di fattibilità, di chi, tra i soggetti infettati e guariti dal Covid-19, può essere considerato idoneo a diventare un possibile donatore di “plasma iperimmune”.

I cinque protocolli approvati dall’Aifa

L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha dato parere positivo all’attivazione di cinque protocolli di ricerca, più un sesto in corso di approvazione a giorni, coordinati da ricercatori dell’Emilia-Romagna. Uno di questi studi vede come capofila l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e mira a valutare la sicurezza e l’efficacia della Colchicina, un farmaco che agisce sulla risposta infiammatoria nei pazienti ricoverati con COVID-19. Per maggiori informazioni leggi la notizia. 

Ultimo aggiornamento contenuti: 26/05/2020