Aspetti innovativi della chirurgia testa-collo
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Sabato 29 novembre si svolgerà il convegno “Aspetti innovativi in chirurgia testa-collo”, ultimo workshop del master “Imparare la ricerca lavorando con gruppi che la praticano”.
In particolare, si affronteranno tematiche di ricerca più avanzata nell’area della chirurgia maxillo facciale, spesso condivise con altre specialità come l’otorinolaringoiatria e l’odontoiatria/ortognatodonzia.
Ne parliamo con Enrico Sesenna, direttore del dipartimento Testa-collo e della Chirurgia maxillo-facciale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
Professor Sesenna, quali sono le competenze della chirurgia maxillo-facciale?
La chirurgia maxillo-facciale è una specialità di recente nascita e le patologie che vengono trattate sono spesso al confine con altre discipline, dall’otorinolaringoiatria, alla chirurgia plastica, all’oculistica. A Parma abbiamo la fortuna di avere un’ottima tradizione nel campo della chirurgia maxillo-facciale iniziata prima con il professor Rusconi e proseguita poi con il mio maestro professor Brusati: ci occupiamo di chirurgia delle malformazioni congenite e acquisite, di traumatismi del volto, di chirurgia oncologica sia resettiva che ricostruttiva e di chirurgia riabilitativa per le atrofie delle ossa mascellari e per le alterazioni del sonno.
Che contributo fornisce oggi la tecnologia, e in particolare l’informatica, alla chirurgia maxillo-facciale?
Quando si interviene chirurgicamente per correggere una malformazione, la programmazione dell’intervento da parte del chirurgo è fondamentale: è infatti necessario sia risolvere i problemi funzionali connessi alla malformazione, sia ottenere un buon risultato dal punto di vista morfologico, anche ai fini dell’accettazione della propria immagine e dell’inserimento sociale.
Già oggi in fase di programmazione dell’intervento si utilizzano tecniche di imaging e programmi informatici che permettono di prevedere il risultato dell’intervento, con un’immagine tridimensionale. Finora, però, era possibile effettuare questa programmazione solo sui tessuti duri: ora è possibile prevedere anche quale possa essere il risultato finale sui tessuti molli. Il software per la programmazione dei risultati sui tessuti molli è stato recentemente acquisito anche dalla Chirurgia maxillo-facciale di Parma: in questi mesi è in corso l’addestramento degli operatori per utilizzarlo in modo efficace.
Il prossimo contributo atteso dal settore informatico, in un futuro non troppo remoto, è la possibilità di trasferire con esattezza l’intervento simulato al computer alla sala operatoria: oggi infatti il chirurgo non riesce sempre a riprodurre con precisione quanto aveva previsto in fase di programmazione.
Un’ulteriore possibilità offerta oggi dalla tecnologia è la possibilità di navigazione intraoperatoria, cioè la determinazione su base tridimensionale del punto in cui si sta lavorando. Grazie al navigatore, una volta acquisite le immagini dello scheletro del paziente, si può quindi controllare con maggiore sicurezza la posizione dello scheletro facciale in cui lo strumento è posizionato.
Attualmente, l’Ospedale di Parma sta acquisendo un navigatore intra-operatorio per gli interventi di neurochirurgia: sarà sufficiente un software dedicato per poterlo utilizzare anche per la chirurgia maxillo-facciale.
La Chirurgia maxillo-facciale di Parma è coinvolta anche in progetti di ricerca in diversi ambiti: ci illustra i più importanti?
Come chirurghi partecipiamo a progetti di ricerca sia nel campo dell’oncologia, in particolare per quanto riguarda i carcinomi del cavo orale, sia nel settore della medicina rigenerativa.
I carcinomi del cavo orale, per esempio, sono tumori che di solito colpiscono pazienti in età avanzata con abitudini voluttuarie a rischio (fumatori e alcolisti) e da trattarsi in prima istanza con una terapia chirurgica seguita dalla radioterapia ed eventualmente dalla chemioterapia.
Ci sono tuttavia pazienti che sviluppano un carcinoma del cavo orale in età giovanile, senza esposizione ad alcun attore di rischio: purtroppo sono questi i casi in cui i tumori si rivelano più aggressivi e i risultati chirurgici peggiori. L’origine dei carcinomi del cavo orale nei pazienti giovani è probabilmente da attribuire a fattori genetici: proprio per questo siamo inseriti in un progetto di ricerca europeo che vuole studiare i carcinomi del cavo orale in età giovanile con l’intento di integrare dati clinici, radiologici, anatomo-patologici e biomolecolari. Il nostro scopo è di individuare i casi più a rischio grazie all’identificazione delle alterazioni nel patrimonio genetico che possono predisporre all’insorgenza di carcinomi particolarmente aggressivi, e avere quindi la possibilità di ritagliare una terapia personalizzata sul singolo paziente, in base alla percentuale di rischio prognostico stimata.
Quali le novità che arriveranno invece dalla ricerca sulla rigenerazione ossea?
Nel caso di carenze della struttura ossea, dovute a resezioni, traumi o anomalie scheletriche, oggi l’unica possibilità è il ricorso a un osso del paziente, o in alternativa l’impiego di osso di banca opportunamente trattato.
La grande speranza in questo settore risiede nell’utilizzo delle cellule staminali a scopo rigenerativo per le ossa.
L’Istituto Rizzoli di Bologna coordina una sperimentazione regionale, in cui siamo coinvolti unitamente alla Odontostomatologia del nostro nosocomio, che prevede la differenziazione di cellule staminali in cellule ossee e loro successivo posizionamento su particolari impalcature (scaffolds) al fine di ottenere la forma dell’osso desiderato. La metodica sopramenzionata è già stata sperimentata su modelli animali: ora è auspicabile il suo rapido trasferimento sull’uomo per attuare una ricostruzione ideale del difetto osseo.