Attualità scientifica

Le cure per alleviare il dolore

Domenica 25 maggio è la Giornata del sollievo. Intervista a Maurizio Leccabue, responsabile ambulatorio Terapia Antalgica
20 maggio 2008

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Domenica 25 maggio si celebra la VII Giornata nazionale del sollievo, che ha lo scopo di far crescere la cultura del sollievo dalla sofferenza all’interno degli ospedali.

Anche l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma partecipa alla campagna di sensibilizzazione: in particolare, verrà offerta a tutti i cittadini una consulenza sanitaria telefonica sulla terapia del dolore (da lunedì 26 maggio a sabato 31 maggio dalle ore 8.30 alle ore 17.30 si può telefonare al numero verde regionale unico 800.033.033) e verrà distribuito il materiale informativo predisposto dalla Regione.

Presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma è attivo da oltre vent’anni un ambulatorio di Terapia antalgica, in cui operano medici anestesisti della 2a Anestesia, rianimazione e terapia antalgica, che assiste in particolare pazienti soggetti a dolore cronico intenso per i quali le terapie farmacologiche non sono sufficienti.

Ne parliamo con Maurizio Leccabue, responsabile dell’ambulatorio di Terapia antalgica del Maggiore.

 

Dottor Leccabue, esiste un modo per misurare il dolore?

La percezione del dolore è molto soggettiva e quindi è difficile trovare scale di misurazione del dolore che possano essere utilizzate in tutti i casi.

Esistono delle scale quantitative che misurano il dolore, con valori da 0 a 10, che possono servire soprattutto per monitorare il dolore postoperatorio. Presso il nostro Ospedale, per esempio, il Comitato Ospedale senza dolore ha introdotto nella cartella clinica la possibilità di misurare il dolore postchirurgico: il dialogo con il paziente in questo caso aiuta l’operatore sanitario a intervenire nel modo più opportuno per dare sollievo al malato.

Quando però ci troviamo davanti a un dolore cronico, in particolare se di origine neuropatica (dovuto ad alterazione dei nervi), è più opportuno utilizzare scale per la misura qualitativa del dolore (in cui al paziente è chiesto per esempio se si tratta di un dolore bruciante, pulsante, a scatti, ecc.), perché in questi casi non sempre è l’intensità del dolore a creare disagio nel paziente.

Resta comunque fondamentale, in ogni situazione, il dialogo tra il medico e il paziente: ci sono dolori difficilmente descrivibili ma molto invalidanti.

Quali sono i pazienti che accedono all’ambulatorio di Terapia antalgica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma?

Come anestesisti, siamo da sempre abituati a trattare il dolore acuto, in fase operatoria e nella fase postoperatoria, e questo avviene normalmente all’interno dei reparti, grazie alla collaborazione tra i chirurghi e i medici sia della 1a Anestesia e rianimazione, sia della 2a Anestesia, rianimazione e terapia antalgica.

All’ambulatorio di Terapia antalgica, invece, accedono pazienti con dolore cronico che non è stato possibile curare con la normale terapia farmacologica, che spesso già utilizzano farmaci morfinici senza riceverne sollievo e che sono indirizzati alla nostra struttura dal medico di medicina generale o da un medico specialista.

In particolare, si rivolgono a noi soggetti che lamentano dolori vascolari, che presentano ischemie agli arti o pazienti diabetici in trattamento per il piede diabetico; pazienti con dolori neoplastici; pazienti, anche giovani, con alterazione degenerative della colonna vertebrale come l’ernia del disco o la sciatica e pazienti con dolore neuropatico provocato da lesioni di nervi, esito di traumi o tumori.

È importante ricordare che noi interveniamo sui sintomi e cerchiamo di migliorare la qualità di vita delle persone con dolore cronico, non risolviamo le patologie all’origine del dolore. Per questo collaboriamo con i medici di famiglia, ma soprattutto con gli specialisti che hanno in cura questi pazienti: i diabetologi, gli oncologi, i neurologi, gli ortopedici, i fisiatri, i chirurghi generali o vascolari e i neurochirurghi.

Come si può intervenire nelle varie situazioni?

Se il dolore è contenuto è sufficiente rivolgersi al proprio medico di famiglia e farsi eventualmente prescrivere una terapia opportuna.

Solo se il dolore è forte, si protrae nel tempo e non si risolve con la terapia è necessario rivolgersi a noi. Nei casi meno gravi può essere sufficiente praticare delle infiltrazioni; altrimenti una possibile soluzione temporanea è il posizionamento di cateteri a livello della colonna vertebrale che, tramite una pompa a infusione, rilasciano farmaci direttamente a contatto con il midollo spinale. A volte anche dopo un intervento chirurgico, se non è sufficiente la terapia farmacologica, si ricorre al posizionamento di un catetere per l’infusione dei farmaci a livello spinale per un breve periodo dopo l’operazione.

In rari casi si possono distruggere le vie di conduzione del dolore, in particolare per il dolore neoplastico che si origina da organi viscerali.

Più frequentemente si cerca di “modulare” la trasmissione del dolore, o con le pompe impiantabili che iniettano soluzioni analgesiche o anestetiche a livello del midollo spinale, o posizionando un pacemaker che invia corrente a un elettrodo posizionato a contatto con il midollo spinale. In questo modo si stimolano le vie del midollo spinale che sono deputate al controllo del dolore.

In quali altri campi utilizzate le metodiche per la terapia del dolore?

Le pompe programmabili e impiantabili che servono per somministrare i farmaci per la terapia del dolore possono essere utilizzate anche per somministrare altre sostanze. Per questo negli ultimi anni ci siamo specializzati anche nel campo della spasticità, in particolare infantile.

I bambini che afferiscono al Centro spina bifida della Chirurgia pediatrica e i pazienti che sono stati colpiti da ictus, sclerosi multipla e trauma cranici, infatti, hanno tutti in comune una grande rigidità delle articolazioni. La somministrazione di farmaci antispastici direttamente nel midollo spinale evita la rigidità, facilita la riabilitazione e l’assistenza e la contemporanea somministrazione di analgesici previene eventuale dolore dovuto all’eccessiva contrattura muscolare.

Grazie all’eccellenza del Centro spina bifida di Parma, a cui si rivolgono bambini provenienti anche da un bacino extraprovinciale, abbiamo accumulato una grande esperienza in questo settore e abbiamo seguito pazienti anche molto giovani: la più piccola aveva solo 18 mesi.

In questo campo collaboriamo inoltre con il Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato, specializzato nella riabilitazione dei traumatizzati cranici, e con l’Ospedale di Villanova d’Arda, dove si seguono pazienti con traumi spinali.

Ultimo aggiornamento contenuti: 19/06/2013