Cinque melograni piantati in cinque luoghi per ricordare le vittime del Covid

Contenuto dell'articolo
Piantare alberi per ricordare le vittime del Covid-1 in un percorso poetico itinerante in cinque luoghi della città. “Sulle ali dorate. Alberi di vita” è il titolo di ispirazione verdiana della giornata che si è svolta sabato 10 ottobre dalle ore 10, a partire dal Teatro Europa, a cura di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone, promosso da Segnali di Vita aps, in collaborazione con Verdi OFF e Associazione Sodales, con il sostegno di Ade Servizi onoranze funebri, anteprima della XIV edizione della rassegna “Il Rumore del Lutto” che avrà luogo dal 17 ottobre al 7 novembre.
L’iniziativa era suddivisa in cinque atti, uno per ogni luogo, dove sono state eseguite letture di attori con brani evocativi e le arie verdiane in sottofondo durante la piantumazione: Franca Tragni, Mario Mascitelli, Loredana Scianna, Raffaele Rinaldi, Nunzia Moisè.
Il percorso ha avuto inizio alle ore 10 nel Giardino Ratafià al Teatro Europa con Valentina Zambonini, alle ore 11.30 con Mario Mascitelli al Centro Giovani Il Federale, alle ore 14.00 con Loredana Scianna alla Casa nel Parco, alle ore 15.30 con Raffaele Rinaldi alle Torre Medicine dell’Ospedale Maggiore, alle ore 17.00 con Nunzia Moisè presso il Parco Falcone-Borsellino.
Ad essere piantato un Melograno che per il popolo egizio era un simbolo di morte ma soprattutto di rinascita. La piantumazione avveniva in seguito a tragici accadimenti, proprio per meditare su quanto perduto e quanto ancora la vita avrebbe donato. Il melograno rappresenta l’energia vitale, dato che il suo colore rosso ricorda quello del sangue, simbolo dell’invincibilità, della resilienza e della speranza. Un albero in grado di infondere speranza.
L’idea di piantare un albero per ricordare i defunti ha radici profonde nella storia dell’umanità e vanta esempi storici significativi anche nel passato recente, basti ricordare il Giardino dei Giusti di Gerusalemme. Ma già in Italia, agli inizi degli anni Venti, molti comuni intitolarono un Viale delle Rimembranze per ricordare i caduti in guerra, piantando un albero per ogni caduto contrassegnandolo con una targhetta alla memoria.
In Oriente, quando una persona muore si pianta un albero perché in qualche modo questo gesto crea un’unione tra ciò che continua e ciò che resta. Nell’antichità alle piante gli uomini chiedevano protezione, conforto e consiglio. Intorno ad esse, infatti, sono fioriti miti e leggende che univano il mistero della Vita al mistero del Divino.
L’albero è una presenza amica, benevola, costante. È un donatore e un protettore della vita: offre i propri frutti come cibo, fa da riparo e alloggio a molte specie di animali, fornisce il legno come materiale e come fonte di energia, garantisce il ricambio di ossigeno all’atmosfera. Dagli alberi dipende la vita degli esseri e del pianeta.
In ogni punto del percorso, in collaborazione con l’Associazione Sodales, era presente un tutore dell’albero, il quale sarà responsabile e accudirà la pianta durante l’anno.