Attualità scientifica

Screening colon retto: 51.000 esami

La prevenzione dà risultati. Intervista ad Angelo Franzè che illustra tutti gli esami svolti da Gastroenterologia ed endoscopia digestiva.
08 aprile 2008

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Dal 2005 nella Regione Emilia Romagna è attivo un programma di screening per la prevenzione dei tumori del colon-retto, che prevede l’invito alle persone tra i 50 e i 69 anni a effettuare l’esame per la ricerca nel sangue occulto nelle feci. In caso di positività, il cittadino verrà invitato a effettuare una colonscopia.

Di colonscopia e degli altri esami endoscopici dell’apparato digerente parliamo con Angelo Franzè, direttore della Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e responsabile del programma di screening per i tumori del colon-retto per la provincia di Parma (insieme a Corrado Zurlini dell’Azienda Usl, responsabile organizzativo).

 

Professor Franzè, qual è stata la risposta allo screening da parte dei parmigiani?

Il programma di screening per la prevenzione dei tumori del colon retto ha una durata biennale e sono quindi già disponibili i dati relativi al primo biennio di screening (2005-2007).

Abbiamo contattato i circa centomila parmigiani tra i 50 e i 69 anni e il 51% delle persone invitate ha partecipato allo screening. Si tratta di una media superiore a quella regionale (42%), una delle migliori di tutta l’Emilia Romagna. E’ sicuramente la dimostrazione di una buona educazione sanitaria dei cittadini di Parma e provincia.

Sui 51.000 esami effettuati, nel 6% dei casi è stato ritrovato sangue occulto nelle feci, per un totale di circa tremila persone. Di queste, i due terzi hanno accettato di sottoporsi a colonscopia e in 1.200 casi abbiamo riscontrato la presenza di polipi o di tumori, tutti in fase precoce e quindi con una elevata probabilità di guarigione.

Oltre alla colonscopia, quali sono gli altri esami endoscopici che riguardano l’apparato digerente?

I tipi di endoscopia che riguardano l’apparato digerente sono la gastroscopia, la Ercp (endoscopia diagnostica e operativa delle vie biliari e pancreatiche), la colonscopia e l’esame con videocapsula endoscopica. Sono esami complementari tra loro, perché permettono di investigare tratti diversi del tubo digerente.

La gastroscopia permette di esaminare esofago, stomaco e duodeno; la Ercp, tramite l’introduzione di un catetere, permette di visualizzare le vie biliari e pancreatiche ed effettuare le manovre operative necessarie; la colonscopia esplora il retto, il sigma, il colon e l’ultimo tratto dell’intestino tenue; la videocapsula consente di studiare il tratto intermedio (l’intestino tenue).

Un’endoscopia può essere diagnostica, per individuare la causa di particolari sintomi che hanno indotto all’esecuzione dell’esame, o operativa-terapeutica. L’endoscopia operativa prevede che nel corso dell’esame si intervenga per esempio per l’estrazione dei calcoli dalle vie biliari, per l’applicazione di endoprotesi alle vie biliari (Ercp), per l’asportazione di polipi al colon, per l’applicazione di Peg (sondini per la nutrizione artificiale), per la sclerosi o legatura delle varici esofagee nei pazienti cirrotici, per il blocco di emorragie digestive. In alcuni casi, un’endoscopia diagnostica può trasformarsi in endoscopia operativa.

Quali sono le indicazioni per l’esecuzione di gastroscopia, Ercp, colonscopia e indagine con videocapsula?

Gastroscopia, Ercp e colonscopia sono esami invasivi e per questo in parte sgradevoli; la videocapsula invece è un dispositivo che viene fatto inghiottire al paziente e che è in grado di trasmettere per otto ore fino a novantamila immagini dell’intestino tenue del soggetto. Le indicazioni per gli esami però sono diversi ed è importante che vengano prescritti in casi selezionati e solo quando veramente necessari.

La gastroscopia è consigliata in tutti i casi di problemi riferibili al tubo digerente nei pazienti superiori ai 45 anni; per i pazienti più giovani è indicata inizialmente solo in presenza di sintomi di allarme: difficoltà nella deglutizione, anemia e perdita di sangue.

La Ercp si effettua quando c’è un’ostruzione delle vie biliari o pancreatiche dovuta a calcoli o tumori, che spesso danno come sintomo l’ittero.

La colonscopia deve essere prescritta nei pazienti con più di 50 anni che presentano disturbi intestinali quali diarrea o stitichezza o dolori addominali, oltre che nell’ambito della prevenzione del tumore del colon-retto. Sotto i 50 anni, la colonscopia è consigliata di norma se si sospettano malattie infiammatorie intestinali, malattia diverticolare, disturbi intestinali non risolti con altri tentativi terapeutici o se si pensa che l’esame possa far cambiare una condotta terapeutica già in atto.

Come si deve preparare il paziente che deve sottoporsi a esame endoscopico?

Prima di gastroscopia ed Ercpè sufficiente presentarsi a digiuno. La preparazione della colonscopia invece è piuttosto sgradevole, perché prevede l’assunzione di lassativi il pomeriggio precedente e la mattina stessa dell’esame. Negli ultimi anni, però le quantità sono state ridotte e anche questa fase è stata quindi migliorata.

La gastroscopia nei casi di soggetti ansiosi e colonscopia ed Ercp nella quasi totalità dei casi oggi vengono effettuate in sedazione, con la somministrazione preventiva di farmaci antidolorifici e ansiolitici che rendono l’esame accettabile al paziente. Almeno una volta alla settimana poi eseguiamo endoscopie in anestesia generale e in presenza di un anestesista, per i pazienti che non riuscirebbero altrimenti a sopportare l’esame.

Per quanto riguarda l’accoglienza dei pazienti, la nostra è una delle migliori strutture d’Italia: abbiamo a disposizione sei sale endoscopiche, con due punti di ingresso e due punti di accettazione distinti per i pazienti interni ed esterni.

Quante endoscopie eseguite all’anno nella vostra unità operativa?

Effettuiamo circa 13.000 esami endoscopici all’anno, che prevedono in circa 2.000 casi manovre operative. In particolare, vengono eseguite 6500 gastroscopie, 500 Ercp e 6.000 colonscopie. Il 30% sono esami non necessari e prescritti in modo inappropriato. Per questo è importante una maggiore collaborazione con i medici del territorio.

Da quasi dieci anni noi organizziamo proprio a questo scopo incontri di gastroenterologia sul campo: i medici di medicina generale vengono invitati in Ospedale per conoscere meglio la nostra unità operativa e per essere istruiti sull’appropriatezza degli esami. Quando abbiamo iniziato, infatti, erano addirittura il 50% le endoscopie non realmente necessarie.

Oltre alle endoscopie, quali sono i punti di forza della Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria?

Nella nostra unità operativa, che si avvale di una preziosa integrazione tra medici ospedalieri e personale universitario e che è anche sede della scuola di specializzazione universitaria in Gastroenterologia ed endoscopia digestiva diretta da Francesco Di Mario, ci occupiamo in particolare di fisiopatologia digestiva: lo studio delle secrezioni e dei movimenti del tubo digerente fisiologici e patologici. In questo campo, siamo impegnati su vari fronti.

Siamo in grado di effettuare numerosi test innovativi e altamente specifici, come per esempio il gastropanel, che ci permette di studiare attraverso un semplice prelievo di sangue i soggetti con patologie gastriche che necessitano un esame più approfondito come la gastroscopia.

E’ possibile inoltre effettuare presso i nostri ambulatori anche un test al respiro per individuare alcune intolleranze alimentari, tra cui quella al lattosio, di cui soffre circa il 20% della popolazione italiana e un’eventuale sovraccrescita batterica intestinale.

Per i pazienti che soffrono di reflusso gastroesofageo – una delle patologie del tubo digerente più diffuse, tanto che oltre il 30% degli italiani ne soffre almeno una volta al mese, – eseguiamo anche studi di pHmetria, misurando continuativamente il pH dell’esofago (cioè l’acidità) in particolari situazioni.

Ci sono novità poi anche dal punto di vista della ricerca: siamo in contatto con il S. Mark Hospital di Londra, uno dei centri più all’avanguardia al mondo per la cura delle malattie croniche intestinali. In particolare, stiamo iniziando alcuni studi in collaborazione con loro sul Dna fecale per l’individuazione dei pazienti a rischio di cancro del colon-retto.

Ultimo aggiornamento contenuti: 28/10/2012