Collaborazione tra medici e infermieri

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Diminuire lo stress professionale, aumentare la soddisfazione, ridurre il ricambio di personale, migliorare la comunicazione e contenere i costi. Cinque buoni motivi per rafforzare la collaborazione tra medici e infermieri. Oltre, ovviamente, alla possibilità di influire in modo positivo sulla cura dell’ammalato. Risultati determinanti per l’intera organizzazione ma anche per i singoli professionisti che, collaborando, possono lavorare meglio.
Questo lo sfondo alla giornata di lavoro su “Pratica collaborativa e clima organizzativo nei contesti sanitari”, che si è svolto venerdì 21 alla sala congressi dell’ospedale, promossa dal Collegio professionale degli infermieri IPASVI e Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, con il patrocinio di Azienda Usl, Università e Ordine dei medici.
Il confronto tra medici e infermieri, le due facce della risposta al bisogno di cura, ha messo a fuoco come lavoro di gruppo e rispetto reciproco siano alla base del buon operare. Ma la ricerca presentata nel corso della giornata si è spinta oltre. Per i medici delle cinque strutture regionali prese in esame, maggiore è il legame con la professione e minore è l’atteggiamento di collaborazione. Mentre per gli infermieri questo rapporto è ribaltato: il legame alla professione aumenta anche l’atteggiamento di collaborazione. In particolare, l’efficacia dei risultati del proprio operare, per gli infermieri, produce un effetto positivo diretto a 360 gradi.
Il ritratto dei rapporti tra professionisti in corsia è stato tracciato grazie a una ricerca svolta nell’ambito del corso di formazione sulla ricerca psicosociale per le professioni sanitarie promosso dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Parma, e che ha visto coinvolte le Aziende ospedaliero-universitarie di Parma e Ferrara, all’ospedale di Reggio Emilia, all’Usl di Bologna, oltre che all’Hospice Piccole Figlie di Parma su tre aree: la lungo degenza, la degenza comune e l’area critica. Realizzata su un campione di medici e infermieri estratto in modo casuale, la ricerca si è posta l’obiettivo di esplorare l’atteggiamento mostrato verso la collaborazione, e di valutare l’impatto dei fattori sociali e psicologici.
I risultati mostrano anche l’importanza del senso di appartenenza alla squadra, per tutti i camici bianchi. Una prima sfida? Partire dalla consapevolezza dei benefici di una relazione positiva. A favore di ammalati e operatori.