Il triage respiratorio si allarga nei locali del Pronto Soccorso

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Per far fronte agli accessi crescenti del triage respiratorio allestito all’Ospedale Maggiore di Parma è stata avviata in tempi record una riorganizzazione per ampliare gli spazi del cosiddetto pre-triage o triage respiratorio, la zona deputata all’accoglienza e valutazione dei casi sospetti di covid-19. Spazi più ampi, quindi, e naturalmente due percorsi separati per scongiurare potenziali contagi. Entro oggi dovrebbe entrare in funzione la nuova ripartizione. Al piano rialzato, solitamente adibito a Pronto soccorso tradizionale, la zona-covid, molto più grande rispetto alla precedente, per rispondere alle richieste crescenti di pazienti con problemi respiratori; al piano sottostante il Pronto soccorso generale riservato alle altre patologie che in questi giorni ha un numero di accessi inferiori alla media.
“Vista l’elevata affluenza e il crescente numero di casi abbiamo invertito i locali in modo da destinare ai pazienti covid-19 spazi più ampi – spiega Annalisa Volpi, medico della Prima anestesia e rianimazione dell’ospedale Maggiore, coordinatrice del triage respiratorio -. L’ingresso resta posizionato tra l’accesso pedonale al Ps e l’ingresso per ambulanze e auto».
Pressante l’invito della dottoressa Volpi: “Oltre a invitare tutti a stare a casa il più possibile come da indicazioni dei decreti governativi, vorrei dire che è molto importante evitare di accedere alla zona dell’ospedale se non per motivi di reale emergenza. E soprattutto non venite in ospedale se avete febbre o tosse, ma solo in caso di evidenti difficoltà respiratorie».
In prima linea da settimane anche il primario del Pronto soccorso Francesco Scioscioli: Stiamo reggendo a un impatto incredibile. Stiamo riuscendo a tenere in mano la situazione grazie all’impegno di tutta la squadra del Ps e non solo, medici, infermieri, personale ausiliario e militi del 118. Molti di noi, come il sottoscritto, da settimane non incontrano i loro cari per motivi di sicurezza. Ma alla fine della settimana o all’inizio della prossima, ci attendiamo di poter quantificare i benefici delle norme restrittive messe in atto. Il virus può avere anche 14 giorni di incubazione, quindi servono almeno 14 giorni da quando è scattato il diktat “tutti i a casa” per verificare.