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Diabete, è donna il paziente che trae meno beneficio dalla cura

Riccardo Bonadonna, direttore della Endocrinologia e malattie del metabolismo del Maggiore ritrae il diabetico-tipo e punta alla prevenzione
09 novembre 2017

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Ha circa 68-69 anni, un’elevata massa corporea, soffre di ipertensione e ha problemi con i lipidi (dislipidemia), e da dieci anni è diabetico. E’ questo il ritratto dell’ammalato di diabete di tipo due. Ma pensare che il diabetico sia una persona anziana è sbagliato: infatti, l’identikit del diabetico alla diagnosi è di un individuo di circa 59 anni, ma di questi diabetici “esordienti” uno su quattro ha meno di 52 anni.
Ipertensione e problemi con i lipidi sono solo due tra i tanti sintomi della malattia, a cui si devono aggiungere infatti: fare spesso pipì, avvertire una sete intensa, accusare una perdita di peso e andare incontro a infezioni di vario genere, tra cui quelle alla cute, ai genitali e alle gengive.
La campagna di sensibilizzazione per la giornata mondiale del diabete quest’anno accende un allarme sulle donne –gender effect- che hanno spesso una diagnosi in ritardo e incontrano meno benefici dalla terapia. “La donna corre un rischio aggiuntivo già con il diabete durante la gravidanza, che può colpire anche dodici gravidanze su cento, molto dannoso per mamma e bambino – spiega Riccardo Bonadonna, direttore della Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma –, inoltre, la donna diabetica perde del tutto il beneficio della protezione contro i danni cardiovascolari, di norma maggiore di quello dell’uomo”.
Resta un campanello attivo per tutta la comunità, quello relativo all’infanzia. “Lo stile di vita è molto importante nei primi quindici-venti anni di vita, fase di educazione e formazione per la vita adulta”, insiste Bonadonna. Alimentazione corretta dunque, con grande quantità di frutta e verdura e riduzione di tutti i cibi densi dal punto di vista calorico, come i grassi e gli zuccheri semplici, spesso presenti nei prodotti confezionati che consumiamo in grande quantità, quali bevande, dolci e merende, a portata di tutti a partire dalle macchinette distributrici, presenti anche nelle scuole. “L’educazione è fondamentale anche per quanto concerne la sedentarietà – approfondisce l’esperto – occorrono, infatti, almeno tre ore di movimento alla settimana per tutte le fasce di età, di cui una parte aerobica –corsa, camminata, bici- e una parte per la cura della funzionalità muscolare”.
I danni che procura il diabete?
“Enormi, e spesso sottovalutati, in quanto il diabete intacca tutti gli organi – illustra ancora Bonadonna – il sistema nervoso, l’occhio, il rene, lo scheletro, l’apparato riproduttivo, e tutto l’apparato cardiovascolare, con cuore e arterie, sono attaccati dalla malattia. Senza dimenticare i tumori maligni, molti dei quali colpiscono preferenzialmente i diabetici rispetto ai non diabetici. Per finire con la complicanza che è la somma di tutte le complicanze, il piede diabetico, prima causa non traumatica di amputazioni dell’arto inferiore”.

Ultimo aggiornamento contenuti: 09/11/2017