La ricerca della Maxillo-facciale

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Tra le attività che svolgono quotidianamente i professionisti reparto, prevalentemente di chirurgia correttivo-ricostruttiva, traumatologica e oncologica, viene riservato un ruolo di primaria importanza alla conduzione di studi clinici di valenza nazionale ed internazionale.

In particolare, nel campo della ricerca per le neoplasie del tratto testa-collo, sono stati avviati tre progetti finanziati dall’Unione Europea del programma per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020, che vedono l’Unità Operativa Maxillo-Facciale impegnata come centro coordinatore e il Prof. Tito Poli come responsabile scientifico dei progetti. Questi studi seguono il filone di ricerca della medicina personalizzata, nell’ambito del quale l’Unità Operativa ha attuato tre importanti programmi di ricerca, sempre finanziati dall’UE. Il primo programma, denominato “NeoMark” è stato avviato nel 2008, e aveva come scopo l’individuazione della “firma genetica” dei pazienti che potenzialmente potessero sviluppare recidive, attraverso la ricerca di marcatori genomici nel tessuto tumorale e nel sangue, così da elaborare dei modelli predittivi che orientassero la scelta terapeutica o di intervento chirurgico.

Successivamente, nel 2013 è stato avviato il progetto “OraMod” allo scopo di consolidare i modelli prognostici e definire il set di biomarcatori utilizzabili nella pratica clinica a supporto delle decisioni terapeutiche. Grazie alla creazione di una piattaforma informatica, è stato inoltre possibile mettere in collegamento un team multidisciplinare di oncologi e condividere la documentazione sanitaria per discutere il caso specifico.

L’obiettivo del terzo progetto denominato “BD2Decide”, le cui attività sono state avviate nel gennaio 2016, è stato la messa a punto di un modello in grado di classificare i pazienti affetti da tumore del tratto testa collo in stadio avanzato in base al rischio di contrarre la malattia e destinare loro una terapia su misura, adatta alle caratteristiche individuali dei pazienti. Al termine del progetto, nel settembre 2019, è stata messa a punto una firma di 48 geni (in via di brevettazione) in grado di garantire un eccezionale vantaggio del 50% a 5 anni che ha consentito di suddividere i pazienti tra alto e basso rischio se paragonato al tradizionale sistema TNM, riferimento universalmente adottato.

In particolare, le importanti novità introdotte dal progetto sono: il coinvolgimento del paziente nella decisione del percorso di cura da intraprendere e l’impiego delle tecniche innovative di analisi chiamate Big Data Analytics, ossia l’elaborazione di modelli predittivi che analizzino dati mettendo in relazione diversi parametri quali storia clinica, fattori ambientali e corredo genetico; queste analisi hanno consentito l’individuazione della firma genetica in via di brevettazione.

Nell’ambito di BD2Decide sono stati sviluppati 7 differenti softwares, i principali prodotti IT del progetto. Si tratta di algoritmi e programmi sviluppati nei principali linguaggi di programmazione, tra questi rientra l’Interactive Patient Decision Aid (IPDA): uno strumento utilizzato per supportare il processo decisionale condiviso tra medico e paziente dedicato al tipo di trattamento da individuare nel tumore avanzato della testa e del collo. Si tratta di un’applicazione web che dà supporto al paziente, fornendo i dettagli sugli esiti e sulla complessità delle cure. Il paziente riceve informazioni personalizzate, selezionate dal medico, e con il medico prende la decisione condivisa finale sulla cura da adottare. Tale software potrà essere impiegato in futuro nella pratica clinica.

I progetti di ricerca in atto nel reparto condividono l’obiettivo di far luce sugli eventi che a livello molecolare e genomico condizionano il comportamento biologico dei carcinomi e pertanto la maggiore o minore aggressività della neoplasia, sia in termini di recidive che di qualità della vita dei pazienti. Le nuove acquisizioni consentirebbero quindi di ottimizzare la gestione del paziente sia dal punto di vista del trattamento primario (chirurgia, radioterapia, chemioterapia) nell’ottica di una terapia sempre più personalizzata, che il successivo monitoraggio clinico-radiologico dell’evoluzione della neoplasia.

La conduzione di tali progetti necessita di un’expertise acquisita e consolidata nel tempo grazie all’avvio di proficue collaborazioni con le strutture dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma quali l’Anatomia Patologica e la Radiologia, e con i laboratori dell’Università degli Studi di Parma del Centro di Oncologia Molecolare e Traslazionale (COMT).

Il reparto svolge attività di ricerca nel campo della Sindrome di Moebius, una rara condizione neurologica congenita caratterizzata da paralisi facciale periferica che determina l’impossibilità di produrre espressioni facciali. La terapia disponibile per restituire ai bambini la possibilità di sorridere è la chirurgia, che prevede un intervento di rianimazione facciale. Dopo l’intervento occorre un’attenta riabilitazione post-operatoria per ottenere la simmetria dei movimenti volontari con il conseguente recupero dell’espressività.

L’approccio riabilitativo messo a punto in collaborazione con il gruppo di ricerca dell’Università di Parma prevede l’utilizzo di un nuovo protocollo riabilitativo (FIT-SAT). Il protocollo FIT-SAT applica alla pratica clinica le conoscenze neurofisiologiche sull’organizzazione funzionale del sistema motorio, sfruttando le proprietà del sistema dei neuroni specchio (attivo durante l’esecuzione-osservazione di un’azione), e della action observation therapy (AOT), già efficace nella riabilitazione di pazienti con deficit motori degli arti superiori; le attivazioni delle aree motorie corticali presenti durante l’osservazione di un sorriso facilitano la sua esecuzione (Facial Imitation Therapy, FIT). Il trattamento associa alla FIT la contrazione sinergica della mano (Synergistic Activity Therapy, SAT). Tale sinergia mano-bocca è supportata dalle conoscenze neuroscientifiche per cui la rappresentazione motoria della mano e della bocca a livello della corteccia motoria si sovrappongono. Il protocollo riabilitativo (FIT-SAT), ma anche una piattaforma web messa a punto dal team di esperti, può far esercitare i pazienti dopo l’intervento anche da remoto.

In questo contesto si inserisce un secondo progetto, avviato anche al sostegno finanziario dell’Associazione Italiana Sindrome di Moebius Onlus (A.I.S.Mo), che ha visto la messa a punto una piattaforma di teleriabilitazione in grado di accompagnare i pazienti operati nel lungo e complesso iter riabilitativo di acquisizione della motilità e del sorriso. La piattaforma consente un trattamento in modalità asincrona e sincrona riducendo il numero di spostamenti dei pazienti. Il paziente trova i video con gli esercizi da compiere, secondo una precisa scansione individuale, determinata in base alle caratteristiche del decorso clinico e terapeutico nelle differenti fasi del trattamento riabilitativo.

Un altro progetto in corso riguarda il Registro dei pazienti con Sindrome di Moebius già approvato dal comitato etico. Si tratta di una serie di raccolta dati in forma anonima utili a una visione più precisa della malattia e a definire l’avvio di nuovi studi dedicati.

Ultimo aggiornamento contenuti: 11/12/2023