Attualità scientifica

Riconoscimento internazionale per la chirurgia del colon

Intervista a Leopoldo Sarli della Clinica chirurgica e terapia chirurgica
22 aprile 2009

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Un equipe di chirurghi cinesi l’ha definita “Sarli procedure”, scrivendolo nero su bianco in un articolo pubblicato recentemente sull’International Journal of colorectal disease. Un riconoscimento prestigioso, e per certi versi inaspettato, per la struttura Clinica chirurgica e terapia chirurgica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma diretta da Luigi Roncoroni, che ha affinato negli anni una tipologia di intervento chirurgico sul colon in grado di lasciare al paziente, dopo asportazione di gran parte del colon, una buona funzionalità intestinale e senza dolori, garantendo una migliore qualità di vita, nel medio e lungo periodo.

“Sarli procedure” perché proprio Leopoldo Sarli, uno dei chirurghi della Clinica chirurgica e terapia chirurgica, oltre che operare in sala operatoria, ha compiuto studi e ricerche su questa tecnica divulgandone, con la collaborazione di altri medici della Clinica, i risultati su riviste scientifiche internazionali.

 

Professor Sarli a chi è rivolta questa tecnica ?

Precisiamo subito che è una tecnica che si applica a pochi, selezionati, casi di problemi funzionali del colon, principalmente stipsi molto grave, per esempio quando il paziente non evacua per periodi superiori a due, tre settimane. In altri casi si tratta di malattie infiammatorie croniche dell’intestino che richiedono l’asportazione di gran parte del colon o di casi che richiedono più interventi di resezione del colon. La casistica trattata all’Ospedale di Parma vede solo 43 casi in quindici anni (1991-2005) e questo dato rende bene l’idea della rarità della condizione.

In cosa consiste l’intervento?

La tecnica di per sé è semplice. Quello che è importante è lo studio antecedente del paziente, dell’anatomia e delle funzioni dell’organismo. La tecnica prevede l’asportazione parziale del colon con la preservazione di parte della porzione chiamata cieco e della valvola di congiunzione con l’intestino tenue: questo è l’aspetto determinante. L’intervento di asportazione del colon con risparmio del cieco si effettuava già negli anni Trenta e poi ancora negli anni Sessanta ma era stato abbandonato perché era seguito a distanza di tempo da problemi funzionali spesso gravi. Il professor Anacleto Peracchia, direttore della Clinica per lungo tempo, intuì che queste complicanze erano dovute a una ricostruzione poco fisiologica. Da qui la decisione di portare delle modifiche alle tecniche proposte in passato in modo da consentire un buon funzionamento del colon residuo.

Innovazioni recenti su questa tecnica ci sono state?

Anche per questo intervento da alcuni anni si procede con tecniche miniinvasive per via laparoscopica con indubbi vantaggi. Basta pensare che la maggior parte dei pazienti è giovane o giovanissima, e questo permette di capire quanto sia importante evitare una incisione della parete addominale.

I risultati concreti dell’intervento quali sono?

Mantenere un piccolo tratto di colon con la valvola ileociecale ha una funzione importantissima perché impedisce che il contenuto del colon, ricco di flora batterica, refluisca nell’ultimo tratto dell’intestino tenue portando una contaminazione potenzialmente dannosa. Inoltre un collegamento diretto tenue-retto significa procurare un alvo diarroico, con tutto quel comporta. Invece risparmiare la valvola consente, dopo alcuni mesi dall’intervento, di ripristinare le normali funzioni intestinali.

Nel vostro centro vi occupate specialisticamente di chirurgia colo-rettale?

La chirurgia colon-rettale è da sempre oggetto di studio scientifico e ricerca per la nostra Clinica. In generale per patologie benigne e maligne che riguardano il colon si effettuano circa 100-120 interventi all’anno. Una particolare attenzione la riserviamo ai pazienti obesi in quanto l’obesità rappresentava una controindicazione per le operazioni laparoscopiche, che, nella nostra esperienza, è andata riducendosi nel tempo

Altre ricerche in essere?

Non poteva mancare una ricerca su correlazione tra patologia e dieta, nel senso che stiamo conducendo uno studio sulla connessione tra abitudini alimentari e patologie tumorali del colon. Pubblicheremo presto i risultati.

Per chiudere una domanda più personale. Cosa ha pensato nel veder definita questa tecnica come “Sarli procedure”?

Ovviamente fa piacere per un ricercatore vedere che i risultati dell’attività siano presi in considerazione dalla comunità scientifica internazionale. Tra l’altro il primo a informarmi di questo articolo, e a congratularsi, è stato Steven Wexner, uno tra i chirurghi colon-rettali più stimati a livello mondiale e che abbiamo avuto l’onore di ospitare a Parma alcune volte.

Ultimo aggiornamento contenuti: 26/10/2012