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Cardiochirurgia all’avanguardia con nuova tecnica operatoria

Intervista a Tiziano Gherli, direttore del dipartimento Cardio-polmonare
18 marzo 2009

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Una innovativa tecnica operatoria è impiegata dalla Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta da Tiziano Gherli. Di cosa si tratta?

È una tecnica che si rivolge a pochi pazienti ad alto rischio, molto anziani, che hanno gravi comorbidità, e per i quali il rischio di mortalità da intervento chirurgico è alto. Si interviene nei casi di stenosi calcifica aortica, una patologia invalidante e pericolosa.

La stenosi calcifica aortica colpisce le persone sopra i 70 anni di età: il trattamento di prima scelta per questi pazienti è costituito dall’intervento chirurgico i cui risultati, anche a lungo termine, sono stati validati universalmente.
Tuttavia per le persone sopra gli 80 anni l’operazione cardiochirurgica comporta dei rischi molto elevati. Per questo è stata messa a punto una nuova tecnica che utilizza una valvola aortica biologica che tramite una piccola incisione con accesso dall’arteria femorale viene portata fino al cuore. O, se non è possibile intervenire dall’arteria femorale, si interviene in modo transapicale, all’altezza del cuore. L’impatto sul paziente è davvero minimo e in pochi giorni può lasciare il reparto.

È un intervento risolutivo?

È una tecnica introdotta da pochi anni e, per ora, il follow-up è di uno-due anni e quindi è presto per avere dei dati sul lungo termine, anche se i primi risultati sono positivi. Quel che è certo è che questa modalità fa emergere una serie di pazienti che, a causa dell’età e dello stato di salute complessivo, non venivano sottoposti all’intervento chirurgico. Basti pensare che da inizio anno abbiamo già fatto cinque interventi. Potenzialmente potremmo avere un caso ogni dieci giorni.

Quali sono le altre novità?

Per questo intervento occorre il lavoro congiunto e multidisciplinare di cardiochirurghi e cardiologi interventisti, oltre che il supporto degli anestesisti. Perché la tipologia di intervento richiede le competenze specifiche, in modo coordinato, sia dei cardiochirughi sia dei cardiologi nel guidare la valvola nel percorso dell’aorta fino al cuore.

Parma è uno dei pochi centri cardiochirurgici abilitati in Italia, per questa tecnica?

Ad oggi i centri abilitati in Italia sono dieci. Questo perché, nonostante le valvole siano provviste di marchio Cee e di conseguenza siano in libero commercio in Europa, per essere impiantate necessitano di una tecnica completamente innovativa che prevede, per i professionisti dei centri abilitati, un apposito training.

La Regione Emilia-Romagna, che ha sempre posto una particolare attenzione alle innovazioni tecnico-scientifiche in campo medico, anche in questo caso ha dimostrato il suo particolare interesse sollecitando l’inserimento di questa tecnica nell’ambito di un progetto di ricerca che prevede un database finalizzato al monitoraggio della casistica trattata, al fine di valutarne i risultati a medio e lungo termine.

Importante è sottolineare che tale progetto viene sviluppato in stretta collaborazione con la cardiologia interventistica dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia, nell’ambito dell’area vasta Emilia Nord, all’interno della quale la Cardiochirurgia di Parma svolge una funzione di Centro hub, ossia di punto di riferimento per le strutture sanitarie e i cittadini delle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.

Ultimo aggiornamento contenuti: 01/02/2019