Giornata internazionale dell’infermiere, una riflessione sull’identità professionale in un seminario in ospedale

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Un seminario per riflettere sui cambiamenti dell’identità dell’infermiere, un confronto che nasce dall’esigenza di capire il cambiamento e un’occasione per premiare professionisti sanitari che hanno dedicato la vita alla loro professione, a fianco del malato. “Professione infermieristica: transazione dell’identità e soddisfazione lavorativa”: questo il titolo del seminario che si è tenuto presso la sala congressi dell’Ospedale Maggiore, in coincidenza con la Giornata internazionale dell’infermiere, grazie alla organizzazione dell’Ipasvi, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e dell’Azienda Usl di Parma. Incentrata sulla presentazione della ricerca psico-sociale per le professioni sanitarie, condotta tra gli infermieri degli ospedali e dei servizi territoriali di Parma, Modena, Imola e Forlì, la giornata aveva l’obiettivo di mettere a fuoco i processi di costruzione dell’identità professionale.
“Dobbiamo crescere dal punto di vista della qualità dell’assistenza – ha dichiarato Leonida Grisendi, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, aprendo i lavori – e per questo è imprescindibile la qualità nella professione sanitaria e infermieristica. Assistenza e integrazione – ha spiegato – oggi devono essere affiancate alla vicinanza nel momento della malattia, una vicinanza che, più di tutti, riescono a realizzare gli infermieri”.
“Definire e rafforzare il ruolo dell’infermiere – ha dichiarato Massimo Fabi, direttore della Azienda Usl di Parma – è un processo che non si pone in sostituzione della categoria medica ma in termini di complementarietà e integrazione in un momento in cui la complessità assistenziale è la sfida del futuro”.
Questo, mentre Maurizio Falzoi dell’Ordine dei medici di Parma ha ricordato l’efficienza del sistema sanità come necessità per rispondere alle esigenze dei cittadini. Ad entrare nel vivo dei lavori, Paola Siri, presidente Collegio Ipasvi, che ha posto l’accento “sull’importanza del momento di riflessione sul ruolo dell’infermiere, nel contesto di grande cambiamento in cui stiamo vivendo”.
Chi lavora nella lungodegenza è più soddisfatto: parlano chiaro i risultati della ricerca sul benessere dei professionisti infermieri, condotta lo scorso anno da gruppi multidisciplinari composti da infermieri, tecnici e psicologi che hanno frequentato il corso di formazione alla Ricerca psicosociale per le professioni sanitarie, promosso dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma in collaborazione con la Facoltà di Psicologia dell’Ateneo.
Un’indagine che illustra, come hanno evidenziato i professionisti delle aziende sanitarie Monica Ampollini, Rachele La Sala, Giulia Pelosi, Marcello Scardino e Giuseppe Marletta, che poco più di 1/4 dei professionisti ha una buona identità professionale: buona immagine di sé, autonomia nel giudizio e partecipazione attiva alla vita professionale. I 3/4 dei professionisti presentano invece tratti di identità che possono diventare oggetto di miglioramento: rigidità di pensiero, limitata autonomia nel giudizio, bassa autostima, scarsa partecipazione alla vita professionale. Gli infermieri ad inizio carriera risultano essere più motivati e più aperti alle innovazioni. Con il tempo, tuttavia, tendono a ridurre la capacità di innovazione e a rimanere più fermi sulle proprie convinzioni. Il livello di soddisfazione generale è maggiore tra gli infermieri che lavorano sul territorio, sono invece più motivati alla carriera gli infermieri che lavorano in ospedale. I più soddisfatti risultano essere gli infermieri delle lungodegenze, dei nuclei di Cure primarie e di Salute mentale.
La presentazione, coordinata da Giovanna Artioli, responsabile settore Formazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, ha messo in luce “il valore della dimensione socio-culturale e motivazionale che contribuisce allo sviluppo dell’identità”.
L’appuntamento è stato anche occasione per premiare alcuni infermieri, impegnati da tempo nel delicatissimo compito di assistere gli ammalati. Tra questi, Maria Grazia Beccari, delle Malattie infettive dell’ospedale di Parma già insignita del Premio S.Ilario dal Comune di Parma e 17 iscritti “storici”, con più di 45 anni di iscrizione all’Ipasvi, e 24 neoiscritti. Un riconoscimento particolare è andato anche all’unità operativa di Malattie infettive, per l’impegno e la dedizione nella cura dell’Aids fin dai primi anni ‘90. Un filmato proiettato nel corso della giornata, realizzato da Francesca Azzali, anch’essa infermiera dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, ha contribuito a riportare all’attenzione la delicatezza della professione, partendo proprio dall’esperienza nel reparto di Malattie infettive del Maggiore.