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Infarto: i percorsi di cura a Parma

Presentata la rete dei servizi territoriali per l'infarto miocardico. A Parma oltre il 70% dei pazienti accede con intervento del 118
23 maggio 2014

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Si è svolto oggi, mercoledì 28 maggio,  nella sala congressi dell’Ospedale Maggiore,  il convegno “Dolore toracico di sospetta origine coronarica”, organizzato da Azienda Ospedaliero-Universitaria e Azienda Usl di Parma.

I relatori hanno affrontato il tema della gestione del paziente con dolore toracico nel suo complesso: dal ruolo 118 e del Pronto soccorso, all’intervento in emodinamica, fino alla riabilitazione.  Al termine  del convegno  i professionisti della rete cardiologica dell’infarto hanno fatto il punto sui  risultati ottenuti in questi anni nella presa in carico e nelle cura del paziente.

L’istituzione di una rete territoriale per l’infarto miocardico e le campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione hanno infatti permesso che a Parma i pazienti che accedono con l’intervento del  118 siano circa il 70%, una percentuale superiore alla media regionale. 

La rete dei servizi a Parma

Il modello organizzativo è quello di una rete territoriale basata sul servizio di emergenza del 118, che si accompagna con la rete interospedaliera su modello Hub e Spoke, che vede  come centro di riferimento Hub l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e centri periferici Spoke, gli  Ospedali di Vaio-Fidenza e di Borgo Val di Taro. La rete applica protocolli diagnostico-terapeutici e percorsi concordati al fine di predisporre le risposte più idonee al momento dell’arrivo del paziente in ospedale e giungere ad una diagnosi precoce.

La teletrasmissione dell’ECG da parte dei mezzi 118 all’unità di Terapia intensiva coronarica del Maggiore per  una valutazione immediata dei pazienti con dolore toracico, ha determinato una consistente riduzione del ritardo fra primo contatto medico e accesso diretto in emodinamica e l’attivazione di un percorso facilitato,  con la presa in carico da un infermiere specializzato che segue il paziente fino alla dimissione, svolgendo anche le competenze educazionali,  migliorando quindi  la qualità di vita del paziente e dei suoi famigliari.

Ultimo aggiornamento contenuti: 28/05/2014