Attualità scientifica

L’innovazione in Oncologia

La frontiera dei prossimi anni sarà la personalizzazione della terapia
25 marzo 2008

Contenuto dell'articolo

Sabato 8 marzo si è svolto il primo workshop del master “Imparare la metodologia della ricerca lavorando con gruppi che la praticano”, sul tema “L’innovazione in oncologia”. Si sono approfonditi in particolare l’analisi molecolare, la terapia farmacologica e chirurgica e il trattamento radioterapico.

Ne parliamo con Andrea Ardizzoni, direttore dell’Oncologia medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Dottor Ardizzoni, qual è il campo dell’oncologia in cui dobbiamo aspettarci le maggiori novità nei prossimi anni?

Grazie alle innovazioni tecnologiche e al sequenziamento del genoma umano, oggi siamo in grado di conoscere il profilo genico di un tumore: se riusciamo a individuare qual è l’alterazione molecolare responsabile di un tumore possiamo costruire farmaci appositi per contrastare questa alterazione. È proprio questo il settore in cui dovremo investire di più nei prossimi anni, soprattutto per quanto riguarda la ricerca.

Purtroppo non tutti i tumori sono causati da un’unica alterazione molecolare; spesso le alterazioni possibili sono tante e tutte ugualmente importanti e quindi conoscere la carta d’identità molecolare di un tumore può non essere sufficiente per progettare la terapia più adatta.

Per ora, in casi molto specifici (la leucemia mieloide cronica, una tipologia di tumore al polmone, i tumori stromali gastrointestinali), in cui l’alterazione colpevole del cancro è una sola ed è nota si utilizzano già farmaci biologici di sintesi.

La frontiera dei prossimi anni sarà la personalizzazione della terapia: individuare quali sono le alterazioni prevalenti colpevoli dei vari tipi di tumore, in modo che ogni singolo malato possa essere indirizzato alla terapia più adatta.

Rispetto al passato com’è cambiato il ruolo della chirurgia in oncologia e quali sono le prospettive future?

Oggi la chirurgia è sempre più conservativa e più rispettosa della dignità della persona. Molti interventi di asportazione di tumori vengono effettuati in regime di day-hospital e gli interventi addominali per l’asportazione di ovaio, utero, rene o parti di intestino possono essere eseguiti in laparoscopia. Grazie alla tecnica del linfonodo sentinella, inoltre, le ghiandole linfatiche ascellari vengono rimosse completamente solo quando realmente necessario, a differenza di quanto accadeva fino a una decina di anni fa.

Poiché il tumore è una malattia spesso diffusa a tutto l’organismo, però, non possiamo certo aspettarci che la soluzione arrivi sempre e solo dalla chirurgia: il moderno approccio chirurgico è meno aggressivo e più sicuro, ma non garantisce migliori risultati, fatta eccezione che nel caso dei tumori in fase iniziale.

Dal punto di vista della terapia farmacologica, quali sono le novità più importanti?

La più importante terapia contro la maggior parte dei tumori è ancora quella farmacologica, in particolare la chemioterapia di cui, almeno per i prossimi dieci anni, non potremo fare a meno. Per fortuna, i farmaci chemioterapici sono sempre migliori e la loro tollerabilità oggi è aumentata, anche perché abbiamo a disposizione antidoti efficaci per contrastarne gli effetti collaterali.

Sono poi già diffusi anche nuovi farmaci non chemioterapici – biologici o a target molecolare – in grado di agire contro un bersaglio specifico, oppure molecole costruite al computer e in laboratorio che sono in grado di contrastare il funzionamento delle proteine essenziali per le cellule tumorali. Tutti questi farmaci, però, vanno quasi sempre usati in associazione con la chemioterapia e sono a loro volta responsabili di diversi effetti collaterali.

Qual è il ruolo della radioterapia nella terapia oncologica?

Si ricorre alla radioterapia nei casi di un tumore circoscritto che non può essere asportato chirurgicamente oppure in pochi casi selezionati (per esempio per il tumore alla prostata o al cavo orale) in alternativa alla chirurgia.

Negli ultimi anni, l’innovazione tecnologica in campo radioterapico ha permesso trattamenti molto più precisi e mirati, con una riduzione degli effetti collaterali e un maggior numero di tumori che possono giovarsi di questo approccio: per esempio, i tumori dell’occhio e delle cavità nasali in passato erano inaccessibili alla radioterapia.

Com’è la situazione in campo oncologico oggi a Parma?

A Parma si registrano circa 3.000 nuovi casi di tumore all’anno, ma non tutti sono di competenza dell’Oncologia medica: i tumori in fase precoce infatti si risolvono solo con l’approccio chirurgico. Nel 2007 abbiamo preso in carico 900 nuovi pazienti; gli accessi al day-hospital e agli ambulatori sono stati circa 20.000. Per quanto riguarda l’approccio farmacologico e diagnostico, abbiamo effettuato circa 6.000 trattamenti di chemioterapia, 1.800 agoaspirati e biopsie e 2.500 esami citologici. L’Ospedale di Parma, inoltre, sta per acquisire una nuova strumentazione molto avanzata per la radioterapia.

Per quanto riguarda la ricerca, siamo coinvolti in una cinquantina di studi clinici, di cui venti a livello internazionale, e siamo coordinatori di otto di questi. Nel 2007 abbiamo inoltre pubblicato 16 articoli su riviste scientifiche internazionali.

Ultimo aggiornamento contenuti: 28/10/2012