Ricerche sull’Alzheimer pubblicate in riviste internazionali
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I risultati delle ultime ricerche della struttura semplice Gestione demenze dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, affidata a Paolo Caffarra, approdano sulle riviste specialistiche.
Tre gli articoli scientifici prodotti negli ultimi mesi: uno è disponibile sul sito di Open Neuroimaging Journal, rivista internazionale che si occupa di studi nel campo della neuroradiologia, gli altri sono stati pubblicati nei mesi scorsi sulla rivista Dementia.
L’articolo pubblicatosu Open Neuroimaging Journal ha permesso di confermare, con una nuova tecnica di analisi, che la condizione di pre-demenza, definita “Compromissione Cognitiva Lieve”, può manifestarsi in diversi modi, coinvolgendo una o più funzioni neuropsicologiche (la memoria, il linguaggio, le capacità esecutive, ecc.) e ha individuato nella Spect un esame complementare per aumentare la capacità diagnostica.
Era già noto che i soggetti con alterazione di più funzioni cognitive fossero quelli a maggior rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. La diagnosi differenziale, per distinguere i diversi profili cognitivi che possono precedere il deterioramento cerebrale, di solito avviene con l’utilizzo di una batteria di test neuropsicologici combinata ad analisi strumentali di routine (Tac, risonanza magnetica).
Il gruppo di Caffarra, in collaborazione con il servizio di Fisica sanitaria e la Medicina nucleare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e con il Centro di Neuroscienze dell’Università di Hull, ha utilizzato con la Spect una nuova tecnica di analisi delle immagini (Voxel-Based Morphology) che permette di rilevare anche le più piccole alterazioni dinamiche del flusso cerebrale. Con l’ausilio di questa tecnica di analisi, abbinata alla Spect, si possono individuare le aree cerebrali sofferenti prima che compaiano le lesioni riscontrabili con la Tac e la Rmn.
La Spect è un esame strumentale che si può effettuare facilmente, mentre l’analisi Voxel-Based richiede un software dedicato e una particolare competenza. La combinazione di entrambi si rivela pertanto uno strumento complementare a quelli già normalmente in uso per valutare la condizione di predemenza, aumentando la capacità diagnostica nei soggetti a rischio di demenza.
Lo studio è stato condotto su 60 soggetti seguiti dalla struttura semplice Gestione demenze dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma; firmatari dell’articolo sono Paolo Caffarra e Letizia Concari (struttura semplice Gestione demenze) e Caterina Ghetti (servizio di Fisica sanitaria).
I due articoli pubblicati su Dementia, invece, riguardano i test neuropsicologici utilizzati per studiare i malati di Alzheimer. In uno di questi, i ricercatori dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria hanno contribuito alla validazione per l’Italia di un nuovo test per valutare l’autonomia funzionale nella vita quotidiana (capacità di vestirsi autonomamente, utilizzo del telefono, dei mezzi pubblici, ecc.) del paziente affetto da demenza, che richiede di scomporre un atto complesso in tre fasi (iniziativa, programmazione/organizzazione, effettivo rendimento).