Premiati due lavori scientifici della 1a Anestesia e rianimazione

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Doppio successo della 1° Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma al Congresso della Società italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siarti) che si è svolto a Palermo nei giorni scorsi.
Al congresso sono infatti stati premiati i tre migliori lavori scientifici sui circa 700 presentati: due dei tre premi in palio sono stati assegnati alla struttura diretta da Mario Mergoni.
Gli argomenti toccati erano rispettivamente la differenza di genere in Terapia intensiva e l’utilizzo dell’ecografia per il posizionamento dei cateteri venosi centrali in Terapia intensiva.
In particolare, nel primo lavoro, che vede come autori Michele Zasa, Antonella Vezzani, Pierluigi Orlandi e Mario Mergoni, è stata studiata l’influenza che il genere maschio o femmina può avere su parametri epidemiologici come l’incidenza di alcune patologie, la durata di ricovero in terapia intensiva, la morbilità e la mortalità.
È infatti ormai convinzione comune che è necessario valutare anche il sesso come parametro in grado di determinare l’evoluzione e l’esito della malattie, nonché il ruolo che può avere nell’influenzare l’accesso alle risorse sanitarie. Dallo studio è emerso che, come già noto, il ricovero in Terapia intensiva è più frequente per gli uomini piuttosto che per le donne, che vanno incontro anche a ricoveri più brevi. Sono invece confrontabili in entrambi i sessi la gravità delle condizioni cliniche al momento del ricovero e l’esito alla dimissione.
In particolare, su un campione di 1.807 pazienti che sono stati ricoverati nella Terapia intensiva della 1° Anestesia e rianimazione di Parma negli anni 2005, 2006 e 2007, il 63% erano di sesso maschile e il 37% di sesso femminile. Il maggior numero di ricoveri in terapia intensiva per gli uomini è probabilmente da attribuire alla maggiore frequenza di eventi traumatici per il genere maschile. Nonostante l’età media delle donne sia risultata più bassa (57 negli uomini e 61 nelle donne) il livello di cura inteso come durata della degenza in terapia intensiva è risultato superiore negli uomini (6,9 giorni in media contro i 5,7 delle donne).
Riconoscere l’esistenza delle differenze di genere dei pazienti ricoverati in terapia intensiva può aiutare a migliorare la cura dei pazienti, individualizzando le strategie terapeutiche in considerazione delle caratteristiche proprie di ciascun sesso e migliorando l’utilizzazione delle risorse sanitarie per evitare discriminazioni legate al sesso.
Il secondo lavoro scientifico premiato riguardava l’impiego dell’ecografia per la valutazione del corretto posizionamento dei cateteri venosi centrali in terapia intensiva. Nei pazienti critici ricoverati in Terapia intensiva, infatti, è richiesto con frequenza il mantenimento di accessi venosi di grosso calibro per somministrare liquidi e farmaci e per monitorare importanti parametri fisiologici. A questo scopo i cateteri devono essere sospinti lungo grossi vasi venosi fino in prossimità del cuore. Tradizionalmente, il controllo del posizionamento veniva e viene tuttora effettuato ricorrendo al radiogramma del torace, una procedura apparentemente semplice, ma in realtà complessa perché richiede l’intervento di un tecnico, di almeno due infermieri, lo sviluppo della lastra e la somministrazione di raggi X.
Lo studio ha dimostrato che lo stesso risultato si può conseguire ricorrendo all’ecografia, con notevole risparmio sia in termini di tempo che di personale.
Gli autori in questo caso sono Francesco Corradi, Antonella Vezzani, Daniela Ghisi e Mario Mergoni.