Cranioplastiche in materiale biologico: Parma centro di riferimento europeo
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La struttura complessa di Neurochirurgia ad indirizzo traumatologico(1) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta da Franco Servadei, è stata scelta come centro di riferimento europeo per l’inserimento delle cranioplastiche in idrossiapatite con tecnica innovativa. L’importante riconoscimento è giunto in virtù dell’esperienza maturata dai chirurghi parmensi nella tecnica di apposizione di cranioplastica in idrossiapatite.
Il centro di riferimento accoglierà due volte all’anno neurochirurghi da tutta Europa per sedute di aggiornamento scientifico. All’ultimo appuntamento (12-13 novembre 2009 – un corso teorico con sedute operatorie in live surgery per imparare la tecnica cranioplastica dal vivo) hanno partecipato 12 neurochirurghi provenienti da Irlanda, Regno Unito e Germania.
La tecnica innovativa consiste nella ricostruzione della teca cranica con placche di materiale biologico, denominato idrossiapatite. Si tratta di un materiale messo a punto con tecnica tutta italiana, con il quale si crea una protesi in grado di mimare la struttura ossea, al punto che le cellule dell’osso confinante, nell’arco di alcuni mesi, integrano la cranioplastica rendendola simile all’osso autologo.
L’intervento è praticato nei pazienti ai quali è stato asportata una parte della teca cranica durante un intervento di decompressione, utile a contrastare l’aumento di pressione intracranica indotto da traumi gravi, ischemia o emorragia cerebrale e gravi patologie.
La cranioplastica in idrossiapatite viene prodotta con tecniche di ricostruzione 3D, e al termine del processo risulta uguale alla parte del cranio controlaterale rilevata dalla Tac. La protesi così ottenuta è conforme alle caratteristiche craniche del paziente e dopo pochi mesi di impianto, al termine della fase di osteointegrazione, garantisce ottimi risultati clinici ed estetici.
Utilizzata dal 1997, la cranioplastica in idrossiapatite è oggi riconosciuta come una valida alternativa alle tecniche tradizionali per il basso tasso di complicanze (infezioni o rigetto) e per i rilevanti risultati estetici. Rimane elevato il costo della protesi che però è in parte commisurato alla tecnologia utilizzata.
Uno studio scientifico condotto su oltre mille casi di ricostruzione cranica con protesi “custom made” è stato recentemente presentato da Franco Servadei nel corso del XIV Congress of the World Federation of Neurosurgical Societies (Wfns) tenutosi in settembre a Boston (Usa).