Attualità scientifica

L’ecografia nella valutazione del corretto posizionamento dei cateteri venosi centrali

Pubblicato da Critical Care Medicine uno studio coordinato dalla 1° Anestesia e rianimazione del Maggiore
23 febbraio 2010

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Sono stati pubblicati sull’ultimo numero della rivista internazionale Critical Care Medicine i risultati di uno studio coordinato dalla struttura complessa di 1° Anestesia e rianimazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta da Mario Mergoni. La ricerca porta come primo autore Antonella Vezzani, responsabile della struttura semplice di Terapia intensiva.

Obiettivo dello studio è la valutazione della possibilità di sostituire la radiografia del torace con l’ecografia nel controllo dei cateteri venosi centrali posizionati al paziente ricoverato in terapia intensiva.

La procedura di posizionamento del catetere venoso centrale attraverso la giugulare interna o la succlavia, indispensabile per il trattamento delle principali situazioni cliniche critiche, viene condotta su quasi tutti i pazienti ricoverati in terapia intensiva ed è svolta in particolare nella fase acuta del ricovero. In tali condizioni la manovra, sebbene eseguita da mani esperte, può determinare complicanze o errori nel posizionamento, attualmente rinvenibili attraverso il controllo radiologico del torace.

I ricercatori del Maggiore hanno dimostrato come l’impiego dell’esame ecografico, in alternativa alla radiografia toracica, assicuri il corretto posizionamento del catetere venoso centrale. L’utilizzo conduce infatti agli stessi risultati di efficienza nella procedura ed efficacia nell’evidenziazione delle eventuali complicanze.

L’ecografia ha però il vantaggio di poter essere eseguita dal clinico che ha effettuato la manovra, con un notevole risparmio di tempo e di risorse rispetto alla radiografia toracica. Inoltre comporta un minor rischio biologico, in quanto non espone paziente ed operatori a radiazioni ionizzanti ed in caso di risultato dubbio può essere ripetuta.

La radiografia del torace rimane comunque necessaria quando l’indagine ecografica non fornisce immagini soddisfacenti, in circa il 10% dei casi trattati.

La ricerca è stata svolta su un campione di 111 pazienti ricoverati in terapia intensiva.

La tecnica utilizzata è simile a quella che cardiologi e neurologi usano per la valutazione della pervietà del forame ovale cardiaco: una miscela di acqua e aria è stata iniettata attraverso il catetere per consentire l’individuazione della punta della sonda. L’indagine è stata poi completata da un’ecografia del torace per escludere complicanze meccaniche. Il confronto tra valutazione ecografica e radiografia toracica, considerata tecnica di riferimento, ha rilevato concordanza nel 95% dei casi.

Ultimo aggiornamento contenuti: 27/10/2012