Attualità scientifica

Ecostress con contrasto, per diagnosticare i rischi di infarto

Intervista con Claudio Reverberi, per conoscere la specialistica degli ambulatori cardiologici
01 dicembre 2008

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Oltre 70.000 prestazioni nel corso del 2007, tra cui 2.992 elettrocardiogrammi da sforzo, 4.198 Holter Ecg, 10.517 elettrocardiografie, 780 ecostress. E, da ottobre 2007 a oggi, 540 ecostress con contrasto. Sono solo alcuni dei dati che illustrano l’intensa attività clinica della struttura Coordinamento attività specialistiche ambulatoriali cardiologiche dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Ne parliamo con il responsabile, Claudio Reverberi.

 

Dottor Reverberi, quali sono i fiori all’occhiello della vostra struttura?

Nei nostri ambulatori ci sono dotazioni strumentali di eccellenza, frutto degli investimenti di questi anni, ultimo dei quali l’ecocardiografia tridimensionale.

La possibilità di fare un ecocardiogramma tridimensionale ci permette di offrire ai cardiochirurghi le informazioni idonee alla chirurgia riparativa della valvola mitrale. La cardiochirurgia moderna è sempre più di riparazione piuttosto che di sostituzione e per farlo oltre alla competenza cardiochirurgica è necessaria una competenza ecocardiografica, con operatore esperto e una macchina adeguata. L’Ospedale di Parma riesce a coprire tutte le esigenze.

Siamo inoltre tra i primi centri in Italia ad aver sviluppato una nuova tecnica, l’ecocardiografia con contrasto per studiare la perfusione miocardica.

Qual è il valore aggiunto dell’ecocardiografia con contrasto?

L’utilizzo del mezzo di contrasto sta rivoluzionando il campo dell’ecocardiografia e in particolare dell’ecocardiografia da stress. La sua utilità ha portato l’ecocardiografia da sforzo, o da stress farmacologico, a eguagliarel’accuratezza diagnostica raggiungibile con tutte le altre metodiche diagnostiche non invasive, che sono più costose (si pensi alla Rmn cardiaca) e in qualche caso potenzialmente dannose per l’ambiente e il paziente, come la scintigrafia o la Tac.

A Parma siamo stati precursori nell’applicazione clinica di questa metodica non invasiva e nel 2008 ci siamo rapidamente portati al top mondiale per numero di ecostress eseguiti con analisi della perfusione miocardica, con risultati strabilianti circa l’aumento dell’accuratezza diagnostica per malattia coronarica ostruttiva.

I risultati di questa esperienza sono in pubblicazione su una prestigiosa rivista internazionale di ecocardiografia. Stiamo inoltre iniziando preziose collaborazioni scientifiche e cliniche con i centri europei più all’avanguardia per l’ecocardiografia, come il Karolinska Institut di Stoccolma e il gruppo del Policlinico Umberto I di Mestre.

In che cosa consiste in particolare l’ecostress con contrasto e in quali casi risulta indicato?

L’esame noto come ecostress prevede l’iniezione di una sostanza che accelera il battito cardiaco mentre il cardiologo osserva le variazioni cinetiche, ossia i movimenti del ventricolo sinistro. La concomitante infusione di un liquido di contrasto (ecostress con contrasto) permette inoltre di studiare la perfusione del muscolo cardiaco e di conseguenza evidenziare aree di ischemia. I pazienti il cui esame dà esito positivo vengono sottoposti a studio coronografico e successivamente a percorso terapeutico con angioplastica o bypass.

Questo tipo di esame è importante perché serve per sapere se una persona ha un cuore sano o malato: un risultato negativo significa che il paziente nell’anno successivo ha un rischio molto basso di andare incontro a infarto.

Noi usiamo quotidianamente l’ecostress da contrasto nel percorso del cardiopatico proveniente dal Pronto soccorso. Il paziente con dolore toracico che non viene trattenuto in Pronto Soccorso, perché gli esami base (enzimi ed ecg tradizionale) sono negativi è infatti il paziente ideale per essere sottoposto all’ ecostress con contrasto, perché è necessario fugare il dubbio di rischio insorto dopo il dolore toracico. Dopo pochi giorni dalla visita in Pronto soccorso la persona viene richiamata per l’ecostress, che può definitivamente sancire se è o no a rischio infarto.

Avete in corso progetti di studio interdisciplinari?

Stiamo iniziando una collaborazione con l’Oncologia medica, che consentirà di studiare meglio il paziente da sottoporre a chemioterapia.La funzione sistolica, se depressa, comporta infatti nei pazienti un elevato rischio di cardiotossicità che supera il vantaggio offerto dalla chemioterapia nella cura dei tumori.

Grazie all’ecocardiografia con contrasto vedremo meglio il ventricolo sinistro che, in certi casi, con l’ecografia tradizionale non si riesce a valutare compiutamente.

Tra gli esami che vengono eseguiti ce ne sono alcuni che potrebbero essere evitati?

L’inappropriatezza prescrittiva è una piaga generalizzata per gli esami ambulatoriali: da noi per esempio circa la metà degli ecocardiogrammi cardiaci e vascolari è inappropriata. Per contrastare l’inappropriatezza della richiesta abbiamo pensato ad un maggior coinvolgimento dei prescrittori, vale a dire dei medici di medicina generale. Lo scorso anno abbiamo organizzato corsi teorico-pratici all’interno della nostra struttura allo scopo di mostrare direttamente al collega medico di famiglia come vengono eseguiti gli esami strumentali e valutareinsieme a lui l’appropriatezza della richiesta.

Un altro modo per semplificare i percorsi diagnostici e ridurre l’inappropriatezza prescrittiva risiede nel recente utilizzo del sistema Pacs-Ris che può essere definito come una grande memoria di tutto l’imaging cardiologico del singolo paziente. Molto spesso il paziente per il quale viene richiesta la prestazione era stato sottoposto recentemente adesami strumentali il cui referto è ora disponibileattraverso la consultazione di questo archivio informatico.

Ultimo aggiornamento contenuti: 26/10/2012