Cardiologia: quali farmaci durante e dopo l’angioplastica

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Il paziente che ha subito un’angioplastica con impianto di stent, a seguito di infarto del miocardio, va incontro a tempi di recupero sempre più brevi, grazie ai progressi della cardiologia interventistica. Ma è bene non abbassare la guardia e mantenere con costanza le terapie indicate dal cardiologo per evitare una “ricaduta”.
L’approfondimento sui farmaci attualmente disponibili e la definizione di percorsi condivisi tra gli specialisti coinvolti nella cura del paziente che ha subito infarto acuto del miocardio sono stati i temi del seminario “Gli inibitori GB IIb/IIIa nelle sindromi coronariche acute”, organizzato dalla struttura di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta da Diego Ardissino, con il patrocinio di Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e Società Italiana di Cardiologia Invasiva (GISE).
In particolare l’evento scientifico ha focalizzato l’attenzione sui farmaci da utilizzare, per via endovenosa o orale, nei pazienti con infarto acuto in corso, sottoposti ad angioplastica primaria.
“È fondamentale individuare la combinazione di farmaci più appropriata sulla base del rischio ischemico ed emorragico nel singolo paziente – spiega il cardiologo interventista Alberto Menozzi dell’Ospedale Maggiore di Parma, responsabile scientifico dell’evento – Ma è altrettanto importante diffondere tra i pazienti la consapevolezza che mantenere uno stile di vita idoneo alla patologia e alle terapie farmacologiche è indispensabile per scongiurare un altro infarto”.
Il paziente che accede all’ospedale Maggiore con infarto miocardico acuto subisce un intervento di angioplastica presso la struttura semplice di Cardiologia interventistica, di cui è responsabile Luigi Vignali, afferente alla struttura complessa di Cardiologia, centro Hub (d’eccellenza) regionale per la terapia dell’infarto del miocardio e parte integrante della Rete cardiologica provinciale, realizzata insieme all’Azienda Usl.