News dall'ospedale

Aneurismi dell’aorta: studio italiano sulle complicanze delle endoprotesi aortiche

Presentato al Congresso della Società Americana di Chirurgia Vascolare lo studio multicentrico italiano sulle conversioni chirurgiche, coordinato dal prof. Paolo Perini
01 luglio 2025

Contenuto dell'articolo

Un importante passo avanti nella cura dei rari ma gravi casi di espianto di endoprotesi aortiche arriva da uno studio tutto italiano, presentato nei giorni scorsi al Vascular Annual Meeting (VAM) 2025 della Società Americana di Chirurgia Vascolare, tenutosi a New Orleans.

Lo studio, svolto nell’ambito dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Vascolare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta dal prof. Antonio Freyrie, è stato coordinato dal prof. Paolo Perini, professore associato di Chirurgia Vascolare presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma.

La ricerca è stata presentata durante la prestigiosa Plenary Session del congresso, una selezione riservata agli studi di maggiore impatto scientifico, che ha conferito al lavoro massima visibilità nel contesto del più importante evento mondiale nel campo della chirurgia vascolare.

Il trattamento endovascolare degli aneurismi dell’aorta addominale, tramite il posizionamento di un’endoprotesi aortica, rappresenta oggi la strategia terapeutica più diffusa a livello globale per questa patologia potenzialmente mortale. Si tratta di un approccio mini-invasivo che consente un recupero rapido, con degenze ospedaliere brevi e, in molti casi, senza necessità di incisioni chirurgiche.

Tuttavia, in una minoranza di pazienti, possono insorgere complicanze gravi che rendono necessario l’espianto dell’endoprotesi e la conversione a chirurgia aperta, con interventi complessi che richiedono competenze altamente specialistiche e una pianificazione multidisciplinare accurata.

Lo studio italiano, di carattere multicentrico presentato al VAM, ha coinvolto 37 centri vascolari distribuiti sul territorio nazionale, raccogliendo i dati di tutti i pazienti sottoposti a conversione chirurgica dopo trattamento endovascolare. L’analisi include non solo le caratteristiche pre-operatorie e le tecniche utilizzate, ma anche un follow-up a lungo termine, fino a dieci anni dall’intervento.

I risultati preliminari sono incoraggianti: l’adozione di specifici accorgimenti tecnici e un monitoraggio clinico costante possono migliorare in modo significativo gli esiti dell’intervento e la sopravvivenza dei pazienti.

“Questo studio dimostra che, nei centri di riferimento, anche un intervento complesso come la rimozione di un’endoprotesi aortica può essere eseguito con risultati favorevoli – spiega il prof. Paolo Perini –. Sebbene la maggior parte delle endoprotesi garantisca ottime performance anche a distanza di anni, in una piccola percentuale di casi si rende necessaria una revisione chirurgica open di alta complessità. L’obiettivo è offrire a questi pazienti le migliori soluzioni disponibili, per migliorare sempre di più i risultati. Si tratta – conclude Perini – del primo progetto riportato dalla letteratura mondiale che segue in modo sistematico e prolungato i pazienti sottoposti a conversione chirurgica dopo terapia endovascolare”.

Il progetto è frutto della collaborazione tra i principali centri italiani di chirurgia vascolare, sotto la regia del team dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Una ricerca che conferma l’eccellenza italiana nella chirurgia aortica complessa e che apre nuove prospettive per il trattamento personalizzato delle complicanze rare ma critiche legate alla terapia endovascolare.

Ultimo aggiornamento contenuti: 01/07/2025