Giuseppe Fabrizi a Medicina 33

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Il prof Giuseppe Fabrizi, ordinario di Malattie cutanee e veneree dell’Università degli Studi di Parma e Direttore della Clinica Dermatologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, è intervenuto alla trasmissione Medicina 33, condotta su Rai 2 da Luciano Onder, per parlare di psoriasi.
La psoriasi è una malattia della pelle assai frequente, perché colpisce dal 3 al 4% della popolazione italiana. Attualmente si calcola che siano più di due milioni gli italiani affetti da tale patologia cutanea, e di essi almeno 300.000-400.000 sono pazienti in età infantile ed adolescenziale.
La psoriasi è caratterizzata dalla comparsa di chiazze eritemato-squamose, a bordi piuttosto netti, spesso non pruriginose.
La malattia si localizza più frequentemente sulle superfici estensorie (gomiti e ginocchia), sul cuoio capelluto e sulla regione lombo sacrale, ma nelle forme più diffuse può interessare quasi tutta o tutta la superficie cutanea dell’intero organismo.
Esistono varie forme cliniche che vanno dalle forme minime o localizzate, alle forme a chiazze o a placche fino a giungere alla forma generalizzata o eritrodermica, e infine alla forma di psoriasi artropatica, dove coesiste anche un coinvolgimento delle piccole e delle grandi articolazioni, con arrossamenti, gonfiori e dolori articolari.
E’ facile comprendere come non esista una terapia unica per tutte le forme di psoriasi, ma che la stessa vada adattata alla fase clinica e al grado di diffusione della malattia stessa. Alcune forme si giovano dei farmaci per uso locale, come le creme emollienti e cheratolitiche, che servono ad asportare le squame, e le creme ad azione antiinfiammatoria come i cortisonici e i Tims per uso topico, come il tacrolimus ed il pimecrolimus.
Un valido trattamento è la fototerapia con la PUVA-terapia, la fototerapia con UVB a banda stretta e il laser ad eccimeri.
Infine esistono farmaci per via sistemica che vanno dall’acitretina o retinoide per via orale al methotrexate, alla ciclosporina per giungere ai farmaci biotecnologici, che sono i più moderni immunosoppressori, i quali, nelle forme più gravi e più diffuse, e laddove tutte le precedenti terapie hanno fallito, possono essere utilizzati rivelando un’ottima efficacia, tollerabilità e offrendo spesso al paziente un notevole miglioramento della qualità della vita.