Eseguito per la prima volta in Italia un trapianto di rene AB0 incompatibile da donatore vivente
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Il primo trapianto di rene AB0 incompatibile da donatore vivente mai eseguito in Italia è stato effettuato nelle scorse settimane presso l’Ospedale Maggiore di Parma. Se ne dà notizia oggi per il positivo decorso post-operatorio.
Si tratta di un intervento per lo più eseguito in paesi quali il Giappone, gli Stati Uniti e la Svezia e che fornisce una nuova opportunità per il trapianto di rene da donatore vivente. Ciò risulta particolarmente rilevante a causa della ridotta disponibilità di donatori cadavere. I tempi di attesa per il trapianto da cadavere si sono infatti in Italia progressivamente allungati sino a superare i tre anni di media. In Italia i trapianti di rene da vivente sono meno del 5% del totale: l’utilizzo di donatori AB0 incompatibili potrebbe aumentare di almeno il 20-30% le opportunità di identificare un potenziale donatore vivente. La legislazione italiana regola i trapianti di rene da vivente in modo rigoroso.
Nel caso del trapianto eseguito a Parma, il rene è stato donato dalla moglie, di gruppo sanguigno A1, al marito, di gruppo sanguigno 0.
Per definire il gruppo sanguigno di un soggetto, è importante ricordare che esistono due tipi di molecole presenti naturalmente sulla superficie dei globuli rossi e delle cellule del rene come di altri organi: il tipo A (distinto ulteriormente nei sottotipi A1 e A2) e il tipo B. Ciascuno di noi può possedere o entrambe le molecole (gruppo AB), o una sola delle due (gruppo A o gruppo B), o nessuna di esse (gruppo 0). I soggetti di ciascun gruppo producono naturalmente anticorpi rivolti contro i gruppi sanguigni che non possiedono e la quantità di anticorpi contro il gruppo sanguigno estraneo (“titolo”) varia da soggetto a soggetto. Per esempio, i soggetti di gruppo 0 producono anticorpi sia contro il gruppo A sia contro il gruppo B; un soggetto di gruppo A produce anticorpi contro il gruppo B (e viceversa un soggetto di gruppo B produce anticorpi contro il gruppo A); un soggetto di gruppo AB non produce invece anticorpi.
L’incompatibilità di gruppo sanguigno AB0 è stata a lungo considerata una controindicazione assoluta al trapianto di rene. Il trapianto di rene in un soggetto AB0 incompatibile comporta infatti l’immediata aggressione da parte degli anticorpi del ricevente nei confronti dell’organo trapiantato, con conseguente rigetto e perdita irreversibile della funzionalità dell’organo. Maggiore è il titolo degli anticorpi presenti nel gruppo sanguigno del ricevente, più precoce e grave è il rigetto.
I primi trapianti di rene AB0 incompatibile effettuati nel mondo, con successi peraltro rari, risalgono agli anni ’80, ma solo negli ultimi anni, grazie ai progressi nelle strategie terapeutiche, si sono potuti raggiungere risultati paragonabili a quelli dei normali trapianti da donatore vivente ABO-compatibili.
Per effettuare un trapianto di rene AB0 incompatibile è necessario instaurare sul ricevente un trattamento desensibilizzante, che ha inizio circa un mese prima del trapianto. Il trattamento desensibilizzante prevede la rimozione di anticorpi dal sangue tramite una procedura detta aferesi e l’inibizione della produzione di anticorpi contro il gruppo sanguigno estraneo. A Parma si è adottato un protocollo che ricalca quello utilizzato in Svezia, e che fa ricorso ad una particolare tecnica di aferesi che prevede la rimozione selettiva degli anticorpi contro il gruppo sanguigno estraneo e la somministrazione di farmaci immunosoppressori che inibiscono la produzione degli anticorpi.
Il fatto che il donatore fosse di gruppo sanguigno A1 e che l’iniziale titolo degli anticorpi del ricevente fosse elevato sono due fattori che hanno caratterizzato l’intervento eseguito ed hanno reso più impegnativa la terapia desensibilizzante.
Dal punto di vista chirurgico, l’intervento risulta identico ai normali trapianti di rene.
Il decorso del paziente trapiantato è attualmente regolare e sovrapponibile a quello di un normale trapianto ABO-compatibile.
Il paziente è stato seguito da Umberto Maggiore, responsabile del reparto degenze del Centro Trapianti dell’U.O. di Nefrologia e da Carlo Buzio direttore della Nefrologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Gli interventi sono stati eseguiti dai chirurghi Maria Patrizia Mazzoni e Enzo Capocasale (Clinica chirurgica e dei trapianti d’organo, diretta da Mario Sianesi) e Raffaele Dalla Valle (Chirurgia d’urgenza, diretta da Ernesto Tamborrino). Fondamentale per il trattamento desensibilizzante è stata inoltre la collaborazione con Maria Sassi (Immunoematologia e trasfusionale, diretta da Massimo Franchini), e Paola Zanelli (Genetica medica diretta da Mario Savi).